Regia di Lawrie Brewster vedi scheda film
Dopo la saga sull'Owlman, creatura antropomorfa con testa di gufo, Lawrie Brewster cambia argomento. Al suo terzo horror sceglie un soggetto in costume, di certo interesse ma penalizzato da una sceneggiatura suddivisa in due parti, e dall'esito contrastante.
Scozia, 1763. Un aristocratico generale, per immortalare in eterno la bellezza della giovane figlia Talia (Alexandra Hulme), incarica il prestigioso Alexander MacIntos di costruire una bambola "automatizzata" a grandezza naturale. Dopo l'improvvisa scomparsa di Talia, chiunque venga a contatto con la bambola muore in circostanze inesplicabili. Sino a quando dell'artefatto si perdono completamente le tracce.
Scozia, oggi. Esperto di antichità, Brendon Cole (Jamie Scott Gordon) ha l'incarico di autenticare l'originalità di una antica bambola del XVIII° Secolo, nota come "La principessa infernale". Nella casa scozzese in cui è conservato l'oggetto, rinvenuto accidentalmente nei sotterranei di una parrocchia, Brendon - accompagnato dalla figlia Rose (Victoria Lucie) - si trova al centro di fatti paranormali, vittima di una maledizione scatenata dalla reliquia.
Lo scozzese Lawrie Brewster, dopo aver diretto due film su una creatura antropomorfa, con enorme testa di gufo - Lord of Tears (2013) e The black gloves (2017) - torna a dirigere un horror a suo modo originale, sceneggiato anch'esso da Sarah Daly. The devil's machine rispecchia in buona parte lo stile di Brewster, che gira un film visivamente incantevole, forte di location, scenografie e costumi d'epoca e impreziosito da una splendida fotografia. L'idea di una bambola di dimensioni umane (interpretata a mò di mimo da Alexandra Hulme) è di per sé indovinata, così come lo scambio anche metaforico tra l'essere umano (Talia) e il suo simulacro. Le azioni "meccaniche" dell'oggetto (che in parte ricorda certi avveniristici automi di Leonardo da Vinci) vanno dal movimento di un braccio in risposta al dono di una rosa, alla scrittura di una poesia; dal fare un inchino, alla danza. Con il procedere del racconto però, man mano che la storia svela il triste destino della "principessa prima immortale e poi infernale", Brewster si trova imbrigliato in uno sviluppo piuttosto confusionario, quando non dal taglio velleitario. Il secondo tempo, caratterizzato da incubi, sovrapposizione di passato e presente, pulsioni incestuose del protagonista e intromissione di una realtà spiritica (con fantasma del generale e della stessa Talia), scade in un ridondante esercizio cervellotico che finisce per fare perdere interesse verso i personaggi stessi. Visivamente intrigante, Automata soffre per questo secondo tempo a causa di una sceneggiatura suddivisa esattamente in due parti, di opposto risultato.
"Che cos’è un robot? Potremmo definirlo in breve e in maniera esaustiva un oggetto artificiale che assomiglia a un essere umano." (Isaac Asimov)
F.P. 19/04/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 93'59")
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