Regia di François Truffaut vedi scheda film
Uno degli ultimi lavori di Truffaut, nemmeno cinquantenne, ma già impegnato in manovre di recupero nostalgico della sua infanzia/adolescenza. Il teatro sotto le bombe, la vita deve proseguire e con essa lo spettacolo; ovviamente non mancano le storie d'amore, senza delle quali - secondo il regista stesso - non avrebbe alcun senso fare un film. Rimane irrisolta quella centrale, cioè la storia adulterina fra la Deneuve e Depardieu, ma il finale metacinematografico in cui i tre 'lati' del triangolo si sorridono ed abbracciano sul palco sembra voler significare che tutto è tornato alla normalità. Un finale rassicurante, forse l'unico possibile per un film sul nazismo, sulla guerra, sull'oppressione, sulla paura. Un film che contemporaneamente vuole suggerire l'importanza del proseguimento della vita, di un non arrendersi alle avversità, continuando a lottare per ciò che ci rende vivi (il teatro come la Resistenza). Francamente le due ore e passa di durata sono una vera mattonata: una mezza cantonata per un regista che ha saputo esprimersi molto meglio.
Nella Parigi occupata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, un ebreo direttore di teatro si vede costretto a darsi per fuggito e rimanere nascosto nel teatro stesso. La moglie continua il suo lavoro, aiutata nei limiti del possibile dal marito, ma finisce per innamorarsi di un attore. Parigi sarà liberata e tutto tornerà come prima, compreso il teatro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta