Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
La via italiana al thriller psico-sanguinolento - nata e presto bruciatasi sulla scia dei primi lavori licenziati da Dario Argento - fu un fallimento e questo è noto; ciononostante, di quel periodo (i primi anni Settanta) rimangono numerose pellicole più o meno intriganti, alcune delle quali davvero ben fatte e soprattutto una sequela di titoli che variano fra l'inquietante e il demenziale. Dallamano - che scrive anche la sceneggiatura, insieme a Bruno Di Geronimo - sa il fatto suo e ci mette il possibile per non sfigurare, ma a ben guardare la trama è parecchio piatta e i luoghi comuni non si contano, con un sottofondo morboso che non fa altro che sminuire la portata drammatica della storia (presenti ovviamente anche alcuni non proprio necessari siparietti sexy). A ogni modo il finale - con annessa spiegazione di ogni mistero - in parte migliora la scarsa consistenza del copione. Fabio Testi gigioneggia come sa fare, anche perchè al suo fianco non ha comprimari (nè bellone) degni/degne di nota; le musiche sono insospettabilmente firmate da Ennio Morricone (e dirette da Bruno Nicolai), ma non lasciano quasi per niente il segno. Fotografia affidata a Joe D'Amato, che - al di là della sua futura carriera nella pornografia - è comunque una scelta sempre dignitosissima. 4/10.
Il ritrovamento del cadavere di una ragazzina scatena un'indagine serrata; in breve si scopre che la vittima, minorenne, aveva una relazione con un insegnante del suo collegio, per giunta sposato. Nel frattempo però spuntano altre ragazze assassinate e tutte le piste portano a una certa Solange Beauregard: chi sarà?
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