Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
Giallo diretto con stile personale da un regista che resterà legato all'argomento delle "studentesse in pericolo", arrivando a dare persino origine a una serie di imitazioni, talune con derive anche a carattere poliziesco.
Inghilterra. Enrico Rosseni (Fabio Testi), docente di italiano alla "St. Mary's Catholic School", pur essendo sposato con Herta (Karin Baal) ha una relazione con una sua alunna, Elizabeth (Cristina Galbó). Proprio mentre è appartato con la ragazza, sulle rive del Tamigi, avviene un brutale delitto: vittima Hilda Eriksonn, una giovane studentessa. L'ispettore di Scotland Yard, Barth (Joachim Fuchsberger), in un primo momento sospetta di Rosseni, soprattutto quando anche Janeth (Pilar Castel), un'altra allieva dell'istituto, viene uccisa nello stesso identico macabro modo di Hilda. Siccome Elizabeth, mentre era in compagnia di Enrico, ha intravisto l'assassino, senza però riconoscerlo, presto viene aggredita a morte, mentre è sola in casa, affogata nella vasca da bagno. È allora che Enrico, aiutato dalla moglie Herta, inizia a indagare scoprendo che le giovani vittime erano amiche molto intime, coinvolte in un giro di appuntamenti a sfondo sessuale con ragazzi più grandi di loro. I pochi indizi a disposizione della polizia fanno supporre essere in azione un uomo di chiesa, ma sarà proprio Enrico a scoprire che il movente dei delitti ruota attorno a Ruth (Emilia Wolkowicz), una contadina che pratica aborti abusivi, responsabile dello straziante stato di Solange (Camille Keaton): giovane fanciulla del gruppo, regredita psicologicamente a livello infantile per il trauma subìto.
Massimo Dallamano, Bruno Di Geronimo e Peter M. Thouet (quest'ultimo non accreditato) sono gli autori di una bella sceneggiatura, gialla, con venature drammatiche, nella quale i protagonisti, nessuno escluso, sono immersi in atmosfere morbose e decadenti. L'adattamento cinematografico di questa avvincente storia può contare, oltre che sulla solida direzione di Dallamano, sulle malinconiche location anglosassoni (è girato in Inghilterra) e sulla splendida fotografia di Aristide Massaccesi (anche attore, in un piccolo ruolo, come agente in borghese di Scotland Yard). Primo capitolo di una serie poi definita "Schoolgirls in Peril" [1], quasi rifatto da Alberto Negrin (Enigma rosso), Cosa avete fatto a Solange? si distingue nettamente dalla pletora di pellicole derivate dal successo della trilogia gialla di Dario Argento. È sì presente un killer che utilizza lunghi coltelli, ma la storia procede seguendo un più toccante e contemporaneo argomento, quello della sessualità precoce. Fabio Testi, pur recitando in maniera piuttosto meccanica, quasi impersonale, appare più che indicato nel ruolo, ben supportato da un gruppo di ottimi interpreti (si fanno notare, in particolar modo, Cristina Galbó e Karin Baal), ma l'attrice che più di tutti lascia il segno è la quasi esordiente Camille Keaton (compare brevemente anche in Sette orchidee macchiate di rosso di Lenzi, dello stesso anno), in un ruolo straziante, breve, privo di qualunque battuta, ma che resta impresso e che diventa una sorta di metafora della sua stessa carriera artistica: sarà presente in poche pellicole, per lo più sexploitation, destinate però a diventare di culto (dal Decameron n° 2 - Le altre novelle del Boccaccio a Il sesso della strega; da Madeleine: Anatomia di un incubo a Non violentate Jennifer). Pur essendo una co-produzione tra Italia, Germania Ovest e Regno Unito, se si esclude il cast artistico, Cosa avete fatto a Solange? può definirsi opera interamente italiana, resa tale dalla stupenda colonna sonora del mai, sufficientemente, apprezzato Ennio Morricone, dalla suggestiva fotografia del citato Joe D'Amato e dall'ottima cinematografia di Luigi Ciccarese. Pellicola fondamentale nel corposo filone del giallo tricolore, che è stata restaurata in occasione della "62a mostra del cinema di Venezia" (2005).
Curiosità
L'ambientazione londinese, scenario tipico delle storie scritte da Agatha Christie ed Edgar Wallace, ha dato l'opportunità hai distributori tedeschi di lanciarlo come un film tratto da un romanzo scritto da Edgar Wallace, dal titolo L'enigma dello spillo (The Clue of the New Pin). Di fatto, in comune con la serie cinematografica ispirata alle opere di Wallace, c'è solo la presenza dell'attore Joachim Fuchsberger.
Critica
"Bel giallo del purtroppo prematuramente scomparso Dallamano, in bilico tra il classicismo londinese e le efferatezze sopra le righe dei thriller italiani dell'epoca. Fusione perfettamente riuscita, che ci ha lasciato un prodotto rispecchiante in maniera netta la passione prettamente cinematografica di un autore evidentemente innamorato del suo lavoro. Davvero spiacevole il dover continuare a leggere le tre righe di commento sulle riviste specializzate ad ogni nuovo passaggio in TV, che lo liquidano come fosse opera di uno sprovveduto, in virtù di un inutile continuato utilizzo di una sorta di pietra di paragone cinematografica universale, meccanicamente adottata dalla critica italiana in qualsiasi situazione in cui essa debba esprimersi. Perché giudicare Dallamano (o chiunque altro) esclusivamente domandandosi se regga il paragone con un Hitchcock oppure no? È questa la vera sprovvedutezza. D'altronde c'è chi scrive meccanicamente le sue tre righe per la 'pagnotta' e chi (Tarantino o De Palma o Lynch che sia) questi film li ha visti, ne ha capito la vera natura e li ha metabolizzati nella propria essenza artistica (di ben altri livelli rispetto a quella di chi continuerà a scrivere sempre le tre righe per la 'pagnotta'). Per quanto riguarda il tema delle nascoste pratiche sessuali in ambito studentesco-giovanile (piuttosto all'avanguardia all'epoca di questo film), vedi anche La polizia chiede aiuto, sempre di Dallamano, ed Enigma rosso di Alberto Negrin, all'estero il tema è stato trattato, con una certa affinità coi film di Dallamano, soprattutto da Fons Rademakers in Perché i gatti? (Because of the Cats) e in tempi recenti del David Lynch in I segreti di Twin Peaks."
(Luca Rea) [2]
"Concluso l'accordo con i co-produttori di Rialto Film Preben Philipsen (Germania Ovest), Leo Pescarolo sottopone a Fulvio Lucisano il copione scritto da Bruno Di Gironimo e Massimo Dallamano. La regia dell'operazione, finanziata da Italian International Film e Clodio Cinematografica, è affidata allo stesso Dallamano, alla seconda esperienza nel genere dopo La morte non ha sesso (1968). Si gira a Londra, in sei settimane, con una troupe ridotta e un budget che si aggira tra gli 80 e i 90 milioni di lire. abile ottimizzatore di risorse economiche, il regista confeziona un fulgido esempio di thriller sociale, sviluppando una storia che ha nella violenza su minorenni il proprio nucleo teorico. Lo script è ferreo e stratificato nei testi e sottotesti, minuziosamente studiato tanto nello sviluppo di una detection tesa allo spasimo - con altalene di indizi rivelatori e false piste, prove a carico, calchi di impronte e scioccanti radiografie delle vittime - quanto nella creazione di abissi drammaturgici legati ai temi portanti. Dalla condanna dell'aborto clandestino all'omertà criminale delle alunne del collegio, dal tradimento coniugale alla messa in crisi dall'istituzione cattolica (il confessionale usato dal killer per conoscere i segreti delle future vittime), la scrittura mette in luce una molteplicità di contenuti che trascende il genere e sposa mirabilmente lo scavo psicologico condotto sui personaggi principali, contrapposti alle figurine volutamente bidimensionali delle alunne. Dallamano gioca con i canoni del thriller, prelevando dai filoni coevi soltanto gli elementi utili al suo approccio d'autore. Della corrente argentiana utilizza le telefonate anonime, il dettaglio visuale che sfugge alla memoria della testimone inaffidabile Elizabeth Seccles, le soggettive omicide. Si prende poi gioco dello stereotipato anticlericalismo del genere, sfruttando il topos in voga del sacerdote assassino per decostruirlo ed elevarlo alla seconda: il killer, in questo caso, utilizza l'icona del prete (travestimento) e i suoi strumenti di perdono (confessionale) per diventare 'killer come lui'. Dall'approccio sexy, infine, mutua la vocazione alla scopofilia, superandone la pur presente messa in scena (il professor Newton spia le ragazze in doccia da un buco nel muro) a beneficio di una concettualizzazione ardita: la posizione della macchina da presa pone di continuo lo spettatore nella posizione del voyeur, mostrando scorci di realtà fondamentali (al giallo, all'eros, al delitto) per poi ritirarsi e privare l'occhio dell'atto, attraverso un montaggio ellittico che predilige la suggestione all'esibizione, l'impatto emotivo allo sconquasso grafico. Il pubblico viene a conoscenza della truculenza di omicidi (il pugnale tra le gambe è mostrato a delitto avvenuto o tramite foto e radiografie) e perversioni sessuali che avvengono, tuttavia, nella zona d'ombra del fuoricampo, capace di impattare sull'inconscio ben più della diegesi. L'impaginato di Dallamano è strutturato su un duplice livello: ai significanti innocui (il collegio pulito e ordinato, le ragazze felici in bicicletta, le gite in barca) corrispondono significati atroci, in un realismo emotivo che sfrutta le rare inquadrature in grandangolo per accendere le proprie spie di deformazione emotiva. Percorso da dialoghi sempre utili alla drammaturgia e ritmato con calibrata lentezza, Cosa avete fatto a Solange? è un thriller cerebralmente superiore alla media del decennio, capace di ispirare ulteriori riflessioni di genere sulle violenze ai danni di minori: Enigma rosso di Alberto Negrin (1975), Morte sospetta di una minorenne di Sergio Martino (1975) e ... a tutte le auto della polizia di Mario Caiano (1978). Lo stesso Dallamano tornerà a percorrere le proprie orme nel 1974, con La polizia chiede aiuto. Dopo essere transitato senza troppi danni al visto censura (pochi e poco significativi tagli), nelle sale italiane il film incassa 232 milioni. In Germania Ovest viene distribuito con il titolo Das Geheimnis der grünen Stecknadel, accompagnato dall'infondato strillo secondo il quale lo script si sarebbe liberamente ispirato al racconto L'enigma dello spillo, scritto da Edgar Wallace nel 1923. Quentin Tarantino, accanito e puntuale estimatore del giallo all'italiana, lo considera un cult movie. Curiosità: Aristide Massaccesi, direttore della fotografia, compare nel ruolo di un poliziotto in borghese."
(Claudio Bartolini) [3]
"(Massimo Dallamano), diplomato al C.S C. nel 1942, fu direttore della fotografia di Dino Risi, Steno, Paolella, Cerchio e Sergio Leone. Dimostrò di aver appreso bene la lezione dei maestri, una volta passato alla regia: non tanto nei western e negli erotici (Le malizie di Venere, Innocenza e turbamento, La fine dell'innocenza), dove manifestò una mano piuttosto pesante, quanto nel thriller e negli horror (Il dio chiamato Dorian, Il medaglione insanguinato). Se Cosa avete fatto a Solange? è il suo thriller più celebre (e uno dei più riusciti gialli italiani), dappertutto il regista dimostra capacità di condurre l'azione, di dipanare gli intrighi (anche quello complicatissimo di Si può essere più bastardi dall'ispettore Cliff?), mostrando grande sicurezza tecnica, ma anche una cifra personale come l'interesse (fisico e sentimentale) per l'universo femminile (anche come sceneggiatore: Enigma rosso): possono essere messi in scena corpi adolescenziali da desiderare e poi distruggere (Cosa avete fatto Solange?, Quelli della calibro 38) o da sfruttare (La polizia chiede aiuto), oppure una differenza generazionale che condurrà inevitabilmente al dramma (La morte non ha sesso). C'è sempre un alto grado di morbosità, di sordido, che trascende gli schemi del genere. Dallamano è morto sul set di Emilia, la donna delle tenebre, rimasto incompiuto."
(Andrea Pergolari) [4]
Citazione
Attenzione: spoiler
"Le ragazze avevano formato un club, una specie di setta segreta, con regole, giuramenti e persino un distintivo, le spille verdi. Se la spassavano con i ragazzi, viziosamente, morbosamente, senza che nessuno s'accorgesse di niente, senza che nessuno capisse. Solange è rimasta incinta. Se si fosse scoperto sarebbe venuto tutto a galla. L'hanno costretta ad abortire. Ne riportò un trauma. (...) Tutte le ragazze che erano state coinvolte in quella sordida storia dovevano morire. Tutte: Hilda, Janeth, Ruth e Brenda, sono state condannate a morte, perché colpevoli di aver ridotto Solange una larva umana. Elisabeth, perché lo aveva visto. Ma è sempre lei, questa povera infelice, che continua a pagare per tutti..."
NOTE
[1] Cifr. recensione su Enigma rosso (Alberto Negrin, 1978).
[2] "I colori del buio" (Igor Molino Editore), pag. 107-108.
[3] "Il cinema giallo e thriller italiano" (Gremese), pag. 90-91.
[4] "La polizia s'incazza" (Ultra), pag. 117.
"Una società che sopprime il sesso come un qualcosa di malvagio e che è aberrata a un punto tale che molti suoi membri sono implicati in tentativi di aborto, è una società che sta condannando se stessa ad una follia sempre in aumento, poiché è stato stabilito scientificamente che i tentativi di aborto sono le cause principali dell'aberrazione. Il bambino che ha subito un tentativo di aborto è condannato a vivere con degli assassini che lui, reattivamente, riconosce come tali, per tutta la durata di un'infanzia debole e disperata."
(L. Ron Hubbard)
OST (Ennio Morricone)
Trailer
F.P. 07/10/2022 - Versione visionata in lingua italiana DVD IIF (durata: 102')
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