Regia di Flavio Calzavara vedi scheda film
Un bambino si imbarca da Genova, clandestinamente, alla volta del Sudamerica. Là andrà in cerca della madre, peraltro malata.
Tratto, naturalmente, da Cuore di Edmondo De Amicis, Dagli Appennini alle Ande è un onesto lavoro di mera illustrazione, nel senso che la sceneggiatura di Flavio Calzavara, Italo Cremona e Gian Paolo Callegari non si spinge a inventare o decorare eccessivamente intorno alla pagina scritta di origine. Bene così, specie per un cinema italiano come quello del 1943, in grave difetto di mezzi e oramai allo sbando sul piano artistico esattamente come il Paese viveva giorni caotici e di grave difficoltà nella sua quotidianità. La popolarità del romanzo di De Amicis e il mestiere degli interpreti, uniti all'apprezzabile confezione della pellicola, conferiscono al lavoro sufficiente appeal anche al di là dell'effettiva mancanza di contenuti originali; ciò non fa però che aumentare le quotazioni del film nei confronti del pubblico, desideroso di storie di totale evasione e, possibilmente, a lieto fine. Nonostante la lunga serie di drammi che percorrono la trama di Dagli Appennini alle Ande, la trama va comunque a concludersi positivamente e tanto basta. Calzavara, nato con il secolo, nel corso degli anni Trenta aveva svolto il ruolo di assistente per qualche pellicola di Blasetti, Marcellini e Bonnard, per passare quindi dietro la macchina da presa in prima persona nel 1939 con Piccoli naufraghi. Soltanto 4 anni più tardi avrà già diretto ben 7 titoli. 4/10.
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