Regia di Tonino Valerii vedi scheda film
La solida struttura narrativa -con una trama coinvolgente, caratterizzata da una interpretazione di altissimo livello- rende questo film uno dei migliori gialli del ciclo italiano, epigono originale e di valore del filone "alla Dario Argento".
Un investigatore privato viene brutalmente ucciso in prossimità di un lago. Il cruento omicidio, effettuato con un escavatore, finisce per coinvolgere il commissario Peretti (George Hilton) il quale, indagando, si ritrova a dover far luce sul caso Moroni, un terribile fatto di cronaca di qualche anno precedente, caratterizzato dal sequestro -seguito da morte- della piccola Stefania (Lara Wendel) e del padre. Mentre le indagini proseguono, testimoni importanti vengono presi di mira da uno spietato killer che non esita a compiere feroci delitti pur di celare movente e identità. L'identikit dell'assassino è però stato "ingenuamente" tracciato su uno specchio, gettato dalla finestra della tetra prigione dalla piccola vittima.
"Quello che devo dire, riguarda tutti voi. Specialmente te. In tutta questa storia, quello che mi ha più colpito... è stata la tua freddezza, il tuo cinismo. Sono stato più volte sul punto di scoprirti. Ma ogni volta, la tua lucida follia mi ha disorientato. E anche adesso, qui, io ti sento sicuro, tranquillo. Hai previsto tutto. Credi di avere fatto ogni cosa perfetta (...) L'ultima carta da giocare fu Stefania. Ma io, con l'aiuto di Stefania... sì, proprio di Stefania... ho qui la prova che ti condannera' (...) Quale sentimento può spingere ad un delitto come questo? L'odio, ma un odio assurdo, spietato, folle. Perchè la storia di Stefania, è anche la storia della tua follia, mio caro assassino." (Commissario Peretti / George Hilton)
Tonino Valerii, abile regista versato principalmente al genere Western, esordisce con questo (purtroppo) unico esemplare nel giallo italiano. Da un soggetto di Roberto Leoni, contribuisce a scrivere una sceneggiatura affascinante, ovvero unica ed originale pur nel rispetto dei codici e delle coordinate del genere. Coordinate che, in maniera evidente, la produzione impone nel rispetto dell'enorme successo riscontrato dai titoli diretti da Dario Argento. Tra i primi epigoni del filone, Mio caro assassino può contare su uno sviluppo narrativo incalzante e lineare, ottimamente sostenuto dalla precisa regia, dalla coinvolgente soundtrack (opera del sempre bravo Morricone) e -soprattutto- dalla buona performance di George Hilton, ottimo attore, all'epoca giusto giusto in derivazione dai thriller erotici di Sergio Martino (citiamo, en passant, Lo strano vizio della signora Wardh e La coda dello scorpione) e presenza pressoché costante nel filone del giallo italiano. Solitamente incaricato di parti perverse e ambigue, tratteggia, con il malinconico commissario interpretato nel film di Valerii, una figura che resta inevitabilmente impressa, per via di una determinata e condivisibile spinta verso la Giustizia che lo porta ad indagare -sinceramente turbato e commosso- col profondo senso di etica e rispetto che la delicatezza del caso impone. Il senso ineludibile di tristezza che accompagna il suo personaggio è mirabilmente enunciato anche dalle sintetiche parole che pronuncia, prima della inevitabile sentenza, in occasione del disvelamento conclusivo dei fatti: "C'era una volta una bambina, e ogni bambino che muore, è come se morisse l'ultimo fiore del mondo"...
Mio caro assassino, pur essendo quindi ascrivibile al giallo e anche in presenza di scene piuttosto spinte ed estreme per l'epoca (la decapitazione iniziale dell'investigatore, l'omicidio della maestra con sega circolare, il linciaggio del barbone), rimane sostanzialmente un pregevole dramma -che guarda con rispetto alla dignità dei più indifesi- risolto dalla felice mano di Valerii con una messa in scena particolarmente ispirata che lo rende film indimenticabile. Un film che -raramente accade- è piaciuto a chiunque abbia avuto la fortuna di vederlo.
Stralcio di una intervista realizzata a Tonino Valerii a cura di Fabio Zanello.
D.: Vedendo Mio caro assassino, ho avuto l'impressione che lei abbia lavorato di più sulla suggestione hitchcockiana, che sulla truculenza.
R.: Quel film l'ho girato a Madrid, e a dire il vero, una scena truculenta c'è. Essa richiese un giorno di riprese, ed è quella della ragazza assassinata col trapano. Quest'ultimo aveva la ruota d'alluminio, e la vestaglia della vittima era già tagliata. Sull'accappatoio c'era del nastro adesivo. E quando la lama penetrava una pistola sparava sangue. Questo è un pedaggio che ho pagato verso quel tipo di cinema, in quanto preferisco lavorare sulla suggestione. Lo dimostra il mio modo rarefatto di mostrare la bambina nel film e la madre con quell'aria da colpevole. (Fonte: Amarcord n. 14/15 - 1998)
Pur essendo disponibile in Dvd, in una scarna edizione della (sotto)etichetta Cecchi Gori, Surf Video (e scorrettamente inserita nel ciclo "Serie Z"), la versione integrale del film (con corretto inserimento dei titoli di testa dopo l'incipit con omicidio) è stata proposta in un paio di circostanze: in VHS da Shendene & Moizzi, sul finire del Secolo scorso (buon master nel formato video 2.35:1) e quella passata su Raimovie (differente da un' altra proposta su Rai 3). La durata della Shendene si ferma a 1h35m44s.
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