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Finalmente domenica!

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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La recensione su Finalmente domenica!

di Antisistema
6 stelle

Pellicola finale di Francois Truffaut, che morirà l'anno seguente di tumore, questo Finalmente domenica! (1983), vorrebbe segnare sin dalla scelta del bianco e nero, un deciso ritorno agli esordi, quando il cinema del regista era fresco, originale ed innovativo, anche quando era legato agli stilemi di genere, con cui Truffaut si ritrovava a suo agio, prima di trovare una propria cifra stilistica nel tratteggiare il sentimento gioioso ma al tempo stesso doloroso e devastante dell'amore. 
Finalmente domenica è una pellicola giallo-rosa debitrice del cinema Hollywoodiano del quale il cineasta era un grande esperto, i riferimenti che saltano subito all'occhio maggiormente fanno capo alle pellicole di Alfred Hitchock, con i tipici topoi del maestro del thriller, come l'innocente che deve discolparsi di un delitto non commesso, il largo uso dell'umorismo, la focalizzazione sui dettagli tramite il montaggio per giungere alla risoluzione, i continui battibecchi dialettici tra l'uomo e donna, l'inutilità della polizia, senza dimenticare talune sequenze prese pari pari da capolavori come Psycho (1960), con tanto di primi piano di Barbara (Fanny Ardant) che guida la macchina sotto una pioggia battente; certo Truffaut a quel tempo era il massimo conoscitore del cinema del regista inglese, sceglie quindi di seguire il solco tracciato dal suo maestro con un thriller dai toni leggeri e disimpegnati, ma divertendosi anche a sovvertire le ossessioni di Hitchcock, riguardanti la sua ossessione morbosa per la protagonista bionda, optando invece qui per una figura dalla capigliatura bruna come Fanny Ardant, che per questo sente una certa inadeguatezza nei confronti della controparte maschile, che a suo dire preferisce nei gusti le donne dalla capigliatura bionda, perchè forse percepite come più "focose" e seducenti, nonostante Fanny Ardant riuscirà a sovvertire le opinioni del suo principale Julian Vercel (Jean-Louis Trintignant) e dello spettatore, con una perfomance abilmente gestita su toni più leggeri rispetto alle precedenti, giocando con suoi modi di fare decisi ed ammalianti (con tanto di gambe super sexy arrapanti messe in mostra per metà film; fanculo al me too), che metterà in scena nel corso della lunga quanto farraginosa e sgangherata indagine per giungere alla verità dietro i delitti di Mossoulier (amico di Vercel) e della moglie del suo principale, dei quali è stato accusato il suo principale. 

 

Jean-Louis Trintignant

Finalmente domenica! (1983): Jean-Louis Trintignant


L'ultima pellicola di Truffaut è un marchettone in piena regole, non inganni il bianco e nero che potrebbe far pensare chissà quali profonde scelte artistiche, quando in realtà al cineasta interessava rifarsi ai B-movie americani degli anni 40' e 50', ricercando una maggior cura nell'atmosfera noir grazie alle doti del direttore della fotografia Nestor Almendros, che riesce ad inserire quei tocchi francesi graditi come l'inquadratura seducente della moglie di Vercel, raffigurata sul divano mentre legge il giornale in tutto e per tutto come una dark lady, ruolo che poi la sceneggiatura le negherà del tutto facendola togliere di mezzo immediatamente. 
B-movie ed espedienti registici presi pari pari dal cinema di Hitchcock, come certi piani sequenza elaborati per mettere insieme tra loro più piani di tensione, ma il film soffre di una prevedibilità troppo marcata, che porta lo spettatore a trarre le somme sull'identità del colpevole già a metà della pellicola, senza che intorno non vi sia costruito nulla d'interessante, anche l'esplorazione della componente sentimentale, parte della poetica del regista è poca cosa rispetto alle pellicole precedenti, scimmiottando malamente la componente rosa tipica delle pellicole di Hitchcock, ma Truffaut non padroneggia bene la commedia sentimentale rispetto al melodramma, risultando derivativo e poco divertente nella costruzione di tali sequenze, peccando spesso nella gestione dei tempi della battuta, che arriva o troppo presto o troppo tardi rispetto a quando dovrebbe avvenire, con il risultato di essere fuori luogo e poco a suo agio con la componente prettamente umoristica. 
Meglio quando Truffaut si rifugia nel suo territorio, in effetti la motivazione dell'assassinio racchiude in modo morboso ed ossessivo l'estremizzazione dell'attrazione sentimentale tanto cara al regista, però siamo oramai negli anni 80' inoltrati, la parola può non bastare più, perchè noi spettatori vogliamo vedere l'eccesso e la morbosità che l'assassino tanto decanta a parole nella sua confessione, in questo Truffaut non si spinge oltre il verbo e un paio di omicidi dai toni pulp, ma poca roba se si pensa agli eccessi e alla violenza fisica, morale e psicologica del cinema di genere nostrano, oppure delle coeve pellicole di Brian de Palma, altro discepolo di Hitchcock, capace però di spingere ed aggiornare il voyerismo del cineasta inglese sia nella forma che nella sostanza agli anni 70' ed 80', con risultati eccelsi sotto il profilo della settima arte; sotto questo punto di vista Truffaut sembra essere rimasto fermo agli anni 60', e anche allora con la Sposa in Nero (1968), nonostante la non credibilità del plot come in Finalmente domenica, la commissione tra genere e suo cinema aveva prodotto ben altri risultati, che qui soccombono nettamente a favore della prima componente a scapito del resto. In un certo senso il finale risulta deludente e delizioso nella sua duplice anima, conservatore per i protagonisti ed inno al cinema degli esordi l'omaggio all'infanzia tramite i bambini in chiesa; una pellicola di transizione dopo il funereo ed ultra-pessimista La Signora della Porta Accanto (1981), in effetti Truffaut aveva in cantiere altri film, purtroppo un tumore al cervello nel 1984 ne decreterà la prematura scomparsa, lasciando una cicatrice indelebile nella settima arte non solo per il suo contributo come regista, ma anche per l'altrettanta importante e per niente secondaria carriera di critico. 

 

Jean-Louis Trintignant, Fanny Ardant

Finalmente domenica! (1983): Jean-Louis Trintignant, Fanny Ardant

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