Regia di François Truffaut vedi scheda film
Truffaut si sente come Edouard Saroyan: giovane promessa, accusa il peso della improvvisa notorietà e delle aspettative su di sè e decide di cambiare, se non vita e identità, per lo meno registro. Dai 400 colpi a qui potrebbe trascorrere un'intera carriera; invece la grandezza del regista si misura anche in questo impegnativo salto di corsia, dal cinema impegnato e riflessivo del lungometraggio d'esordio a questo noir. Che è fondamentalmente intrattenimento, sebbene lo spessore dei personaggi e delle situazioni, come è tipico di Truffaut, non permetta di annoiarsi un solo secondo o prendere poco sul serio il film. Nella parabola discendente di un innocente può ritrovarsi l'elemento di congiunzione fra i 400 colpi e Tirate sul pianista; con la differenza che il finale soddisfacente, se non gioioso, del primo male si accosta a quello amareggiato del secondo. In ogni caso, sono i primi passi di un maestro del cinema.
Edouard Saroyan era un promettente pianista rimasto vedovo al suicidio della moglie; ora suona il piano come accompagnamento musicale in un locale e si fa chiamare Charlie. Ha una relazione con la cameriera del locale ed ha pure un fratello delinquente che lo coinvolge in un giro di gangster. Messo alle strette, Charlie tenta di fuggire con la cameriera, ma il proprietario del locale lo aggredisce e Charlie è costretto ad accoltellarlo a morte. I gangster sono ancora sulle sue tracce, uccidono la ragazza e se ne vanno. Charlie torna a fare il pianista, sconsolato, nel locale, dove ora presta servizio un'altra cameriera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta