Regia di François Truffaut vedi scheda film
Dopo il percorso di maturazione di un certo alter ego di nome Antoine Doinel,Truffaut cambia completamente registro nella sua opera seconda.In piena espolosione del fenomeno nouvelle vague sceglie di rapportarsi a un genere dall'architettura consolidata come il noir e lo fa scegliendo uno stile trasversale stracolmo di divagazioni e notazioni a margine di natura sentimentale.Un Truffaut completamente nuovo ma che contiene in embrione l'autore che verrà.E cita anche se stesso perchè poco prima si era occupato del soggetto e della sceneggiatura di quello che è il manifesto della nouvelle vague,quel Fino all'ultimo respiro che dette risonanza internazionale a un altro giovane regista che poi avrebbe fatto parlare molto di sè,un certo Godard,ancora alive and kicking nel mondo del cinema.In Tirate sul pianista ci sono echi indubbi di Fino all'ultimo respiro soprattutto nei dialoghi tra Charlie/Eduard e sua moglie,così come nelle scene apparentemente rubate per le strade e girate con prospettive originali nella massima libertà espressiva.Charlie è un uomo che ha un passato da dimenticare,ha lasciato il successo per suonare il piano in una bettola di periferia e si ritrova invischiato in una storia molto più grande di lui.Proprio come il Michel del film di Godard.E anche per lui il destino riserva la sua faccia più crudele.La caratterizzazione dei personaggi è perlomeno curiosa:nonostante ci scappino i morti,ci siano violenze e volino stromi di pallottole in mezzo ai fiocchi di neve nel finale alla baita in montagna,i gangsters e i fratelli di Charlie(comunque rapinatori) sembrano più tipi comici che poco raccomandabili come dovrebbero essere.E anche le scene più dure sono stemperate da un approccio visibilmente ironico,spesso anche comico.Quasi a volersi prendere gioco del genere di riferimento,cioè il noir.Ma forse è anche questa la nouvelle vague.Nonostante un finale nerissimo in mezzo al candore abbacinante della neve...
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