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L'ultimo cacciatore

Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo cacciatore

di giurista81
5 stelle

Versione italiana de Apocalypse Now che nel titolo fa il verso al successo ottenuto da Michael Cimino con Il Cacciatore. Margheriti porta la troupe nelle Filippine e spinge tutto sul binomio azione-splatter, pressoché persistente per tutto il corso del film (si parte con un soldato ucciso con un colpo di fucile che gli perfora un occhio col dettaglio offerto dal regista alla sua platea). Margheriti girerà in contemporanea il più riuscito e orientato all'horror Apocalypse Domani.

Dardano Sacchetti sviluppa un soggetto del produttore Gianfranco Couyoumdjan e lo fa badando all'essenzialità (con colpo di scena finale). L'idea di fondo sembra essere ripresa dal capolavoro di ambientazione vietnamita firmato da Coppola. Il capitano Morris, il buon David Warbeck (attore che abbiamo imparato ad apprezzare nei film di Fulci, a cui approderà proprio dopo questa pellicola, ma che era altresì presente nei flashback con Coburn in Giù La Testa), viene incaricato di portare a termine una missione suicida per conto dell'esercito americano: risalire un fiume nel mezzo della giungla vietnamita per scovare e distruggere una stazione radiofonica da cui una misteriosa voce femminile invita, in inglese, i soldati americani ad ammutinare per aver salva la vita.

Scenografie povere ma non proprio sciatte. Viene ricostruito un rifugio americano piuttosto kitsch, fatto di bar, flipper e teste in pietra, contornato da pareti di terra da cui poi penetreranno i charlie. La caratterizzazione dei soldati americani è piuttosto tirata via. I soldati sono delle specie di teppisti, assetati di sesso, che hanno perso la ragione e si dilettano pur essendo contornati da vietcong tutt'altro che arrendevoli.

Presenti tutti i cliché del genere (dai topi che divorano i prigionieri americani, tenuti rinchiusi dai bamboo in specchi d'acqua infestati, alle trappole acuminate che squarciano il ventre dei soldati). Margheriti scandisce buon ritmo e, sebbene non manchino alcune ingenuità funzionali a semplificare la storia (si veda Warbeck che viene fatto prigioniero e portato proprio nel campo dove si trova la stazione dallo stesso ricercata o anche il modo in cui riesca a liberarsi dei carcerieri), alla fine riesce a intrattenere a sufficienza. Grandissime esplosioni (anche esagerate) con elicotteri che vorticano in mezzo alle fiamme. All'insegna del pessimismo più nero l'epilogo, in cui la morte diviene l'unica via da imboccare per salvarsi dalla follia. Margheriti offre un'immagine che anticipa la famosa scena di Platoon con Defoe che crolla in ginocchio, mentre gli elicotteri amici se ne vanno.

Nel cast, oltre a Warbeck, si notano i bellissimi occhi azzurri di Tisa Farrow (proveniente da Zombi II di Fulci e prossima a girare Antropophagus con Joe D'Amato), che appare anche in topless, le doti acrobatiche di Massimo Vanni (protagonista di un'assurda missione richiestagli da un maggiore folle e avente a oggetto il recupero di una noce di cocco in territorio charlie!?), la lucida follia tipica dei personaggi affidati da John Steiner e i muscoli dei colored Tony King (subisce un'amputazione di un piede su cui Margheriti non perde occasione di soffermarsi sul dettaglio del moncherino) e Bobby Rhodes. Debole la colonna sonora di Micalizzi che si rifa ai suoi brani utilizzati per il poliziottesco.

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