Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Improbabile miscuglione tra "Il cacciatore" di Cimino e "Apocalypse Now" di Coppola. Niente è credibile in questo film: dalla missione del capitano Morris, tanto segreta da comprendere una fotoreporter al seguito, al colpo di scena finale, che vede un'americana, fidanzata di un soldato, passare dalla parte dei viet cong per invitare i militari del suo paese a disertare (un eccesso di pacifismo? amore del regime comunista nordvietnamita?). Dawson/Margheriti eccede nel mostrare particolari splatter - un occhio cavato, una gamba amputata, un branco di pantegane fameliche che mordono il protagonista - ma deve accontentarsi di fare le nozze con i fichi secchi: dispone di due elicotteri e li ricicla all'infinito. I viet cong sembrano usciti da un'operetta o da una parodia mal riuscita, con quei cappellini a metà tra lo spettatore di tennis e il pescatore della domenica. Gli attori sono canissimi, soprattutto i due principali, Warbeck e la sorellina di Mia Farrow, che si esibisce in un fugace nudo. John Steiner recita una macchietta del Robert Duvall di "Apocalypse Now", ordinando a un suo soldato di andargli a prendere una noce di cocco su un albero situato in campo nemico. Il povero Pigozzi deve addirittura recitare un barista gay di un bar allestito in una caverna della giungla vietnamita, mentre alle sue spalle si vede chiaramente l'immancabile bottiglia del J&B. Ma per favore...
Salverei la prova dei due comprimari di colore, l'americano vero Tony King e l'americano di Livorno Bobby Rhodes. Un film come questo potrebbe degnamente illustrare l'italica arte d'arrangiarsi, anche se Margheriti (morto nel 2002) avrebbe dovuto dire "A me m'ha rovinato la sporca guera..."
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