Regia di Vittorio Sindoni vedi scheda film
Amarissima commedia (velatamente sexy) del 1976 di Sindoni. Un altro caso in cui non ci si deve far fuorviare dal titolo, dai toni triti e ritriti che nulla sembra presagire di buono, nel magma del bis italiano degli anni 70. Il film è solidissimo, recitato egregiamente e ricco di spunti di riflessione (la solitudine di Satta Flores una volta rescisso completamente il legame con la propria terra, rivelatasi aspra e bastarda). Mi ha ricordato in certi passaggi Dov'è la libertà? con Totò, nella totale assenza di umanità delle persone che circondano il protagonista, nella spietatezza nel levargli tutto, con ogni sotterfugio e nella disperazione di dover ricominciare da zero.
Satta Flores è magistrale (tral'altro mi ricorda l'emigrante tedesco di Verdone di cinque anni dopo), Luciano Salce, as usual, è mitologico in ogni sua battuta e in particolar modo nelle vesta del barone decaduto (e che comunque non si vuole rassegnare e pensa di essere ancora possidente). Leopoldo Trieste, Macha Meril e soprattutto la meravigliosa Cinzia Monreale fanno il resto. Aggiungiamoci dialoghi per nulla scontati e una colonna sonora veramente innovativa per il filone (una specie di funk psichedelico del tutto insolito per l'atmosfera da Siclia rurale) e abbiamo un piccolo gioiellino. Amarissimo, bastardo ma ironico e sensuale. Voto 7 più, quasi e mezzo.
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