Regia di Gian Rocco vedi scheda film
Che a Quentin Tarantino piaccia la spazzatura del cinema italiano (esclusi pochi nomi) è un dato certo. Non ne ha mai fatto mistero. Quando ha girato lo stupendo dittico di KILL BILL, ha rivelato che l’eroina del film interpretata da Uma Thurman era ispirata alla protagonista dello sconosciuto western GIARRETTIERA COLT. L’ispirazione e le similitudini finiscono lì. Sta di fatto che il regista americano, parafrasando un verso dalla canzone VIA DEL CAMPO di F.De Andrè “…dal letame nascon i fiori…” , prende spunto dal trash per sviluppare piccoli e grandi capolavori.
Tornando a GIARRETTIERA COLT va detto che il film venne girato nel 1967 in Sardegna a San Salvatore, un piccolo villaggio della provincia di Oristano, sorto intorno all’omonimo santuario molto caratteristico per le costruzioni in stile moresco che lo rendevano simile a un polveroso villaggio messicano. Una piccola produzione italiana rilevò l’intero borgo per adibirlo a set cinematografico e lo ribattezzò San Salvador. Al centro della piazza vi costruirono staccionate di legno per i cavalli e un saloon (andato completamente distrutto da un incendio negli anni ’90), nell’ambizioso progetto dei produttori San Salvatore e dintorni dovevano essere la risposta sarda ai paesaggi laziali e abruzzesi e chissà anche all’Almeria spagnola, abituali location di sfondo per le centinaia di western che si giravano in quegli anni. Come protagonista venne scelta la fidanzata di uno dei produttori Nicoletta Machiavelli, conturbante attrice (reduce dal parodistico Una questione d'onore di Zampa) che nel film interpreta il ruolo di una pistolera dal generoso décolleté (costumi ideati dal grande Piero Gherardi). Siamo in piena rivoluzione messicana, una diligenza viene assaltata dall’eccentrico bandito “il Rosso” (interpretato da Claudio Camaso, nome d’arte di Claudio Volontè, fratello sfortunato di Gian Maria) e da un suo sodale. All’interno della diligenza una ragazza di nome Lulù sfila una colt dalla giarrettiera e uccide il malcapitato uomo del Rosso che a sua volta fugge. Lei giunta in un villaggio che sta al confine col Messico si diverte a barare a poker, salva un messicano dall’impiccagione, si innamora ricambiata di un giovane francese travestito da peone (Yorgo Vojagis morto di sonno) fa il doppiogioco, le affibbiano il soprannome del titolo, poi quando le ammazzano il giovane amante scatena la sua vendetta. Le perversioni del Rosso: animalesco e guardone, sono chiaramente ricalcate sui personaggi estremi interpretati dal fratello in "Per un pugno di dollari" e "Per qualche dollaro in più".
Ci perdonerà Tarantino ma GIARRETTIERA COLT diretto dall’anonimo Gian Rocco è abbastanza sconclusionato, naif e grottesco. Intriso di bizzarrie e stravaganze che spesso sconfinano nel ridicolo. Probabilmente sono stati questi elementi a divertire il regista di PULP FICTION. Si salvano gli scenari naturali della costa occidentale sarda (il Sinis fino a S'Archittu, con le suggestive saline di Putzu Idu e le dune di Piscinas sulla costa Verde), le generose musiche di Fusco e Plenizio (il cui tema principale ritorna spesso fino alla nausea uditiva), le bellezze di Marisa Solinas (fumettistica) e della Machiavelli che non amava (prima della rivalutazione tarantiniana) ricordare questo mediocre western, il quale fece fiasco e mandò in fallimento la Columbus Cinematografica e i suoi ambiziosi progetti (mentre in Germania fu un successo e il regista Syberberg la scelse un anno dopo per Scarabea). La leggenda vuole che in quel villaggio si girarono altri film western tra cui perfino uno di Sergio Leone. Un clamoroso falso che comunque servì a lanciare quel villaggio come meta turistica per una ventina d'anni.
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