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Il marchio del demonio

Regia di Diego Cohen vedi scheda film

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La recensione su Il marchio del demonio

di undying
2 stelle

Horror televisivo messicano girato dal regista di Romina (2018). La mitologia di Lovecraft, qui saccheggiata in maniera confusa, appare inserita forzatamente in una sceneggiatura che ripropone - senza buoni risultati - il classico tema de L'esorcista.

 

locandina

Il marchio del demonio (2020): locandina

 

La docente universitaria Cecilia riceve, anonimamente per posta, un antico libro simile al Necronomicon ma scritto in latino. La figlia Camila - in compagnia della sorella Fernanda - per scherzo, ne recita alcuni passi. Da quel momento inizia per la ragazza un terribile calvario, accostabile alla possessione demoniaca. Tomás, un esorcista clandestino tossicodipendente e Karl (miracolosamente in vita dopo un esorcismo avvenuto trent'anni prima), pensano che dietro agli strani fenomeni manifestati da Camila ci siano forze maligne accostabili ai Grandi Antichi descritti da Lovecraft nei suoi racconti.

 

"Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire." (Didascalia sui titoli di testa, con citazione da La città senza nome di H.P. Lovecraft)

 

scena

Il marchio del demonio (2020): scena

 

Diego Cohen dopo aver girato il non memorabile Romina (2018) ripropone, condito in salsa messicana, per la milionesima volta, L'esorcista inserendo nel film con molta approssimazione uno "pseudobiblion" in stile Necronomicon e un po' della mitologia del solitario di Providence. Ne esce un film dalla trama contorta, realizzato con fastidiose riprese tremolanti (frutto dell'uso incerto della macchina a mano) e tanta improvvisazione.

 

Eduardo Noriega, Arantza Ruiz

Il marchio del demonio (2020): Eduardo Noriega, Arantza Ruiz

 

Cohen riesce a concludere la brutta sceneggiatura di Ruben Escalante Mendez girando scene pretenziose, qua e là animate da un paio d'occhi neri (dei posseduti), due o tre scazzottate, una levitazione e tante, troppe, urla. Negli ottanta minuti, sprecati sotto tutti i punti di vista, non c'è verso di empatizzare con un personaggio per quanto impossibili appaiono le psicologie dei protagonisti, costrette a carattere da fumetto tascabile. Nemmeno un filo di angoscia, di brivido e di orrore. Fuorviante anche il titolo, visto che del demonio non v'è nessuna traccia e men che meno il marchio. Un horror messicano prevedibile, convenzionale e assurdo, diretto da un regista in grado di sprecare un budget sostanzioso (900.000 dollari) girando un TV movie che raggiunge l'unico effetto di buon sonnifero.

 

scena

Il marchio del demonio (2020): scena

 

"La verità non esiste e la vita come la immaginiamo di solito è una rete arbitraria e artificiale di illusioni da cui ci lasciamo circondare. Sappiamo che esse sono il semplice risultato di accidenti o punti di vista, ma non abbiamo nulla da guadagnare ad abbatterle. E infatti, è straordinariamente insensato voler abbattere con un forcone da stalla un miraggio che non è mai esistito. Penso che all'uomo assennato convenga scegliere le fantasie che più gli aggradano e crogiolarvisi innocentemente, conscio del fatto che, siccome la realtà non esiste, non c'è niente da guadagnare e molto da perdere nel buttarle via. Ancora, non esistono fantasie preferibili ad altre, perché la misura del loro valore dipende dal rispettivo grado di adattamento alla mente che le contiene." (H.P. Lovecraft)

 

Trailer

 

F.P.  21/04/2020 - Versione visionata in lingua spagnola (durata: 80'53")

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