Regia di John Landis vedi scheda film
Due, poi quattro, poi cinque, sei, sette personaggi, tutti in cerca di fortuna (nella fattispecie, spartirsi il premio dell’assicurazione di un omone a cui sparano all’inizio del film, ma che è talmente robusto da non morire mai), tutti a rincorrersi, incrociarsi, urtarsi, puntarsi contro la pistola, nelle strade di Los Angeles, nei bar e, infine, in un ospedale. Gioco a scatole cinesi, dove i sogni entrano in altri sogni in una specie di irresistibile reazione a catena. “Delitto imperfetto” di John Landis (girato, pare, in meno di venti giorni) è un piccolo “scherzo” cinematografico di impagabile eleganza. Rilassato, ironico, comico “dentro”, nelle sua stessa struttura, come può essere solo il riflesso di un mondo che è esploso un sacco di anni fa (fin dal 1978, ai tempi di “Animal House”) e che adesso non può far altro che continuare a ruzzolare su se stesso e sui suoi impalpabili personaggi. I sogni (anzi incubi) sono popolati di squali, zombie, splatter e, soprattutto, di killer “tarantinati”; la vita scorre tra un Nintendo, una sfilata di auto e un continuo rincorrersi sui telefonini. Su tutti i protagonisti paradossali, un Dan Aykroyd strabordante e gigione, con bandana, giubbone e una lacrima nera tatuata sul viso.
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