Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
O si diventa emigranti o si diventa briganti: in questa battuta si riassume lo spirito di tutto il lavoro, una pellicola scritta da Giuseppe Carocci con dovizia di accurati particolari storici sulla problematica situazione in cui venne a trovarsi il sud Italia all'unificazione del 1861. Un re vale l'altro e quello nuovo sarà soltanto un modo per farsi soggiogare diverso da quello precedente: ma nulla cambierà nella sostanza dei fatti; una morale gattopardiana, sì, ma meno filosofica e più politica, più vicina alle esigenze e al pensiero del popolo che a quelli (viscontiani e tomasiani) dei benestanti proprietari terrieri. Onorevole l'intento di questo film di Squitieri, che azzecca anche le scelte di casting: oltre alla Cardinale (sua compagna nella vita reale), il regista porta in scena Enrico Lo Verso, Lina Sastri, Carlo Croccolo, Franco Nero, Giorgio Albertazzi e Remo Girone, con la vivace fotografia di Sergio Melaranci; per una volta - complice anche la fantasiosa, ma ben documentata sceneggiatura - Squitieri non calca i toni e risulta doverosamente verosimile. Non c'è nulla di fondamentalmente nuovo in questo lavoro? Eppure raramente al cinema si è parlato dell'unificazione d'Italia con toni così aspramente, apertamente critici; Li chiamarono... briganti! ha la minuscola pecca di puntare forse un po' troppo all'intrattenimento e all'azione, ma quello che vuole dire lo fa capire senza troppi giri di parole. 6/10.
Di come, nella Campania degli anni Sessanta dell'Ottocento, il popolo versasse in condizioni critiche e si ribellasse sia al Borbone decaduto che al nuovo regno instaurato; è così che nacquero i briganti.
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