Regia di Jon Amiel vedi scheda film
Gioco al gatto col topo, ma con tanta attrazione reciproca e un’occasionale alleanza, tra un maturo ladro d’arte e una giovane investigatrice delle assicurazioni, in realtà ladra anche lei: forse un po’ troppo maturo lui (Sean Connery, in una parte che fino a una quindicina di anni fa gli sarebbe calzata a pennello), tanto sinuosa lei (Catherine Zeta-Jones) da riuscire a insinuarsi attraverso una cortina di raggi infrarossi (nelle scene, quelle preparatorie e quella dell’esecuzione del furto, più riuscite del film) e da far crollare il rigido isolamento del complice. “Entrapment”, con i suoi set internazionali e i suoi tempi lunghi di ideazione e sviluppo del piano, pare un po’ un film di una volta, tra i James Bond e i colpi d’oro degli anni ’60, con un momento di alta spettacolarità tecnologica, quando i protagonisti fuggono servendosi dei cavi sospesi nel vuoto tra due torri di Kuala Lumpur. Diretto con mestiere da un regista senza particolare personalità (Jon Amiel, che ha spaziato in passato dal dramma in costume “Sommersby” al thriller “Copycat”), gioca soprattutto sulla fascinosa alchimia dei due interpreti. Appesantito da alcuni tempi morti.
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