Regia di Barry Sonnenfeld vedi scheda film
È vero: la gente continua a correre dietro a questi kolossal fracassoni, ma non è detto che il pubblico abbia sempre ragione. “Wild Wild West” (la cui sigla rimanda a Internet...) è un esempio emblematico di quanto oggi sia più importante la forma della sostanza, di quanto il marketing detti legge più del volere di autori e interpreti (il film è stato montato e rimontato, tagliato ed edulcorato), di quanto un videoclip (ben fatto, ritmato, abitato dalla star musicale Stevie Wonder) possa nascondere la vera natura dell’operazione. Che è l’ennesimo “furto” ai danni di una serie televisiva che negli States ebbe onori e gloria dal ’65 al ’70: 122 episodi qui condensati come un gigantesco promo senza una narrazione che lo sorregga, affidandosi (aggrappandosi) esclusivamente alla verve del nuovo Eddie Murphy, vale a dire Will Smith. Kevin Kline rifà il verso (ancora una volta) al Jack Lemmon di “A qualcuno piace caldo”, Salma Hayek è sacrificata e Branagh gironzola con una macchina infernale (interamente creata al computer) senza gambe e senza convinzione. Un “blockbuster” noioso, insipido, inutile, che vagabonda dentro se stesso e da cui vien voglia di scappare.
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