Regia di Josef Rusnak vedi scheda film
Un attempato scienziato e titolare di grande azienda informatica ricostruisce all'interno di un elaboratore la Los Angeles degli anni '30 e dota gli abitanti di una coscienza. Successivamente prende l'abitudine di "acquisire il controllo" di uno di loro per andare a far bagordi. Venuto, però, a capo di una scoperta sconvolgente, e lasciatene una traccia per un amico e collega, viene assassinato. Il sospetto si appunta sul collega, che è costretto ad indagare sugli eventi. Da questa premessa, non di facile approccio, si dipana una trama ancor più complessa, che svela un intrigo tra personaggi di mondi diversi, inseriti l'uno dentro l'altro; alcuni di essi, evidentemente esistenti solo all'interno di macchine, eppur popolati di personaggi inconsapevoli ma in grado di pensare e provare emozioni. Ciò spiega il perchè della citazione iniziale "Penso Dunque Sono", di Cartesio, e induce lo spettatore ad riflettere sulla portata di tale affermazione alla luce della rapida evoluzione tecnologica che caratterizza il nostro tempo. Quali requisiti sono indispensabili per determinare l'esistenza di un soggetto ? La presenza di un corpo, oppure è sufficiente l'anima, anche se "elettronica"; o la consapevolezza della propria natura ? Su queste basi poggia un film ben realizzato, dal ritmo serrato e dalle atmosfere cupe, per l'intera durata, nonostante lo scioglimento "sentimentale" e la conclusione, prevedibile. Non eccezionali le prestazione degli attori, ma comunque degne di nota perchè di fatto molti di loro hanno dovuto interpretare due ruoli. Un buon film di fantascienza, che definirei di sottogenere cyberpunk, complesso e ricco di contenuti.
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