Regia di Patrice Laliberté vedi scheda film
Patrice Laliberté non accampa molte pretese e questo va a suo onore, essendo un film le cui dinamiche sono abbastanza prevedibili, ma comunque ben riprese e incisive. L'opera sta tutta nel titolo italiano, come se fosse un elogio alla sopravvivenza: "prima di vivevere, bisogna sopravvivere".
Cinque cittadini sconosciuti, ma con l'ossessione sicuritaria di fronte a un'imminente e presunta castastrofe mondiale, decidono di aderire a un corso in una villa con ampio bosco e vallate innevate, tenuto da un esperto contro l'imminete catastrofe. Interessante come il gruppo man mano si conosca, come apprenda l'arte di conservare i cibi, e difenedersi con la lotta e con le armi. Serre riscaldata per frutta e verdura, arsenale delle più svariate armi, e nautralmente il fotovoltaico. Tutti uniti insomma nel loro leader, il quale dichiara in un brindisi serale che pochi sono come loro, con la consapevolezza che ci si deve preparare al peggio, uniti nella sopravvivenza.
Da qui in poi ci saranno ribaltamenti nella trama. Il messaggio però è inequivocabile: il voler a tutti costi impostare la propria vita, e anche quella collettiva, sulla necessità di dover sopravvivere fino a che punto non porta l'umanità al suo declino? un messaggio, se vogliamo, controverso, ma quanto mai attuale, che si può estendere in ben altri ambiti facendo del film anche una metafora poitica. Insomma, per quel che vale, una sufficienza stretta ma meritata.
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