Regia di Tito da Costa vedi scheda film
Un horror on the road, caratterizzato da spericolate evoluzioni di skateboard. In parte originale, ma penalizzato da una seconda parte poco efficace e troppo lunga.
California, 2006. In cima alle montagne della Sierra Nevada, la polizia ricerca inutilmente il corpo privo di vita di Paul McGuiness, campione di "surfskate" misteriosamente scomparso. Le ipotesi sul probabile decesso dell'atleta si orientano verso il suicidio o l'uso eccessivo di sostanze stupefacenti. Per riabilitarne la memoria, il fratello Bruce (Sean Gray), in compagnia di quattro amici, intraprende un viaggio che percorre le medesime tappe affrontate da McGuiness, nella speranza di scoprire cosa possa essere realmente accaduto.
Esordio in regia per Tito da Costa per questa coproduzione tra USA e Portogallo. Evidentemente un appassionato di sport estremo, visto come qua la pratica dello skateboard sia esibita in lungo e in largo per tutta la lunghissima prima parte. Il protagonista, afflitto da sensi di colpa per aver maltrattato il fratello prima della sua scomparsa, decide infatti di realizzare un film ripercorrendone le tappe.
Non si può dire che sia girato male, essendoci riprese che appaiono piuttosto spericolate e davvero impressionanti, tipo la discesa in skateboard lungo uno stretto sentiero di montagna a strapiombo. Ma la lunghezza eccessiva nuoce al ritmo anche nella seconda parte, che va in direzione opposta, dopo averci offerto incantevoli scenografie naturali: i cinque protagonisti lanciati a tutta velocità lungo un canale pluviale (sembrerebbe di una enorme diga abbandonata), precipitano in un punto in cui lo stesso è interrotto, restando intrappolati in una serie di grotte apparentemente senza via d'uscita. Questa parte angosciante, soprattutto per chi soffre di claustrofobia, è quella puramente horror, con un risvolto purtroppo banale (che non sveleremo perché di fatto unica sorpresa del film). Se l'autore avesse avuto un maggior senso di sintesi, Road to red sarebbe sicuramente stato più interessante.
"Lo skateboard è un attrezzo minimo, arcaico, completamente privo di tecnologia, che permette di compiere prodigiose evoluzioni; ma a differenza dei suoi fratelli biondi e belli (il surf, lo snowboard), si è insediato nei posti peggiori del mondo. Niente oceano, niente picchi mozzafiato, niente onde giganti, niente pendii innevati: solo centri commerciali, scalini, balaustre, barriere architettoniche e cemento." (Sandro Veronesi)
F.P. 12/04/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 122'30")
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