Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Una specie di "vacanza" nel cine-percorso di Ferreri. Quasi un'opera sperimentale, semi-improvvisata, che affronta di striscio le tematiche care al regista milanese. Non mancano i momenti di selvaggia e accorata poesia visiva (l'acquario coi girini sovrapposto ai bimbi dell'asilo), ma il film gira a vuoto e risulta complessivamente irrisolto. Colpa di una sceneggiatura ondivaga e sfocata: gli spunti piu interessanti non vengono sfruttati appieno (i personaggi del coinquilino di Roberto, autore di spettacoli in teatrini off, e della ex morosa, con le lenzuola nere in regalo, non portano da nessuna parte); c'è troppo realismo e troppa poca metafora, e i riferimenti alla realtà socio-politica sono eccessivamente marcati e poco filtrati dalla lente aliena del surrealismo; c'è una certa sciatteria nei dialoghi e alcune situazioni ricordano quasi le coeve opere del primo Nanni Moretti. La sostanza del film è un'ode alla spontaneità dei puri di cuore (i bambini, ma anche Roberto e Luca Levi) e una critica alle istituzioni (condotta però con una inusitata dose di schematismi e retorica): attorno a questo blocco, faticano ad integrarsi le abituali tematiche della crisi di coppia, del concetto di maternità/parternità, del ruolo della donna, del mare come orizzonte di fuga/estinzione, dell'isola come campione/residuo dell'umanità...Il finale risulta goffo
proprio perchè cerca in extremis di recuperare quella forma dell'apologo, congeniale a Ferreri, ma rinnegata per tutto il film.
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