Regia di Domenico Paolella vedi scheda film
Paolo Dominici è lo pseudonimo con cui Domenico Paolella si firmava quando, come in questo caso, voleva fare in modo di mantenere l'anonimato per comprensibili motivi di vergogna. Ma ciò non avviene tanto per l'erotismo o le scene scabrose, come a primo acchito si potrebbe presupporre: in quel periodo il cinema italiano infatti visse anche un filone 'conventuale' e, tanto per fare un titolo di riferimento, pochi mesi dopo usciva il tremendo Flavia la monaca musulmana di Gianfranco Mingozzi, in cui sesso e violenza si sprecavano; no, piuttosto ciò che Paolella, dalla carriera di rispettabile mestierante, deve temere è la bassezza degli standard di scrittura (soggetto del regista tratto da un racconto - così è se vi pare - di Stendhal, sceneggiatura di Tonino Cervi), il basso budget (gran parte delle scene sono ambientate nelle spoglie celle del convento) e qualche incerta recitazione (parzialmente scusabile la giovane Ornella Muti, ma il discorso vale già meno per Luc Merenda). Ci sono anche buoni nomi, nel cast, come quelli di Claudio Gora, Pier Paolo Capponi e Duilio Del Prete; così come colonna sonora e montaggio risultano firmati rispettivamente da Piero Piccioni e Nino Baragli, professionisti di indiscutibili capacità. Eppure il risultato finale di questo Le monache di Sant'Arcangelo è davvero misero, discreto nella forma ma semplicemente (molto) povero di contenuti. 3/10.
Fine Cinquecento: in un convento la lotta per il potere fra le suore, in vista dell'elezione della nuova madre superiora, si fa molto aspra. Oltrettutto le suore sono diventate tali per lo più per costrizioni famigliari. La favorita fra tutte pare essere suor Giulia, che ha una relazione con un signorotto locale...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta