Regia di Gianni Grimaldi vedi scheda film
In un tabarin di inizio Novecento si intrecciano le storie di aspiranti artisti, artistoidi e artistucoli per necessità; i frequentatori del locale sono inoltre figuri loschi e neppure i gestori sono stinchi di santo...
Più noto come sceneggiatore, Giovanni (Gianni) Grimaldi girò anche una ventina di titoli in poco più di un decennio (!), fra la metà dei Sessanta e la seconda metà dei Settanta. Questo Frou-frou del tabarin è il penultimo della serie, in linea con l'intera sua carriera, spesa fra commediole, farse, parodie (Ciccio e Franco girarono qualche pellicola con lui) e con una discreta spinta verso l'erotismo sempre presente, in maniera più o meno accentuata; anche qui il Nostro non si smentisce, confezionando un prodottino leggero leggero puntellato di gag da poco o battutine grevi e da qualche scosciatura inserita alla bell'e meglio, tanto per rafforzare i concetti di base del lavoro. Sceneggiatura firmata dallo stesso Grimaldi partendo dall'operetta di Carlo Lombardo del 1917 intitolata La duchessa del bar tabarin; la storia sembra avere qualche ascendenza con Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (Marcello Fondato, 1970) e sostanzialmente ripercorre la lunga tradizione di pellicole che si sono occupate del teatro, delle sue gioie e dei suoi dolori (ultima delle quali, perlomeno fra le più note, era stata nel 1973 Polvere di stelle, regia di Alberto Sordi). Ma qui l'intento principale non è quello nostalgico-rievocativo, bensì quello molto più modesto di intrattenere andando a puntare sugli istinti bassi. Martine Brochard, Fabrizio Moroni, Carmen Scarpitta e Jacques Berthier sono gli interpreti principali; non male le musiche - con un ruolo per esigenze narrative di primo piano - a cura di Carlo Savina. 2,5/10.
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