Regia di Derrick Borte vedi scheda film
Un buon ritmo per farci capire chi siamo. Ma lo capiamo ?
Ecco ecco .... Il motivo. Lo stato migliore, più forte, più cazzuto del mondo. Gli Stati Uniti fondano la loro immagine sugli eroi. Questo film ce lo fa vedere, il loro eroe. Una donnetta, sui 30 anni, ovviamente una fallita, con divorzio in corso, un figlio adolescente che, poveretto, se ne fa carico, e come zavorra un non-voluto-convivente, il fratello, anzi due, con fidanzata allegata, che hanno, meno male, in testa un progetto, sì, che li farà guadagnare, decollerà. Bene bene, benissimo. La poveretta fa sempre tardi al lavoro, è una irresponsabile, una femmina che non sa chi è, pensa solo che la vita, prima o dopo, la capirà. Fatto sta che questa qui, l'eroina, ha una giornata storta. Si sveglia tardi, non ho messo la sveglia cazzo me ne sono dimenticata, in fretta e furia si prepara e porta il bambino a scuola che, lo sa già , si prenderà una punizone per l'ennesimo ritardo di quella sciagurata e irresponsabile madre. Ma non importa. La protagonista, sui 40 chili e a digiuno di qualsiasi cognizione per quanto riguarda la vita, sua e degli altri, si fa licenziare per la sua inettitudine. L'infingarda ha una alta opinione di sè e, ferma ad un semaforo che segnala luce verde, si incazza di brutto perchè il tizio davanti non parte. No, non parte, quel figlio di puttana, maledetto, proprio oggi che mi girano a vortice, brutto stronzo. Comincia quindi, la magra fanciulla, a pestare la mano sul clacson, poooooo, pooooo, poooo, testa di cazzo, ti muovi?? Ma che fai, brutto stronzo, che ho fretta? Pooooo pooooo poooo. Niente, il suv davanti non si muove. Certo, ha i suoi motivi. All'interno c'è un signore grasso, sotto farmaci, di nome Massimo Decimo Meridio, che ce l'ha col mondo intero, ma soprattutto ce l'ha con lei. L'interprete di 40 chili che simboleggia la sua sconfitta. E così sarà. La donnina lo trafiggerà, 40 chili di puro osso contro 100 kg di carne e grasso, con una forbice. Possibile? Ma sì in America è possibile che Massimo Decimo Meridio, il Gladiatore ormai sfatto, se ne vada bellamente in giro col suo fuoristrada dopo aver massacrato una famiglia, ma chi se ne importa se adesso il mio cuore si spezza? suonava una vecchia canzone...Così è pure possibile che la forza di una esile creatura spaventata e indifesa si ribelli e annienti quel fascio di muscoli e grasso, pieno di furiosa rabbia e rancore, pluriomicida e pronto a tutto, con un colpo solo , una forbicina bianca e rossa da bricolage, da tagliarci le foto, gli articoli di giornale, le figurine.
Che ci sia in questo film un messaggio subliminale? Ma dài, certo che sì. Il Gladiatore (Roma, anzi .... scusate, ... ROMA) è finalmente sconfitta. Sfatta, alcolizzata , devastata e in piena crisi, si mantiene in vita solo per mezzo di psicofarmaci. Il nemico ha vinto. Roma, e la Romanità sono state sconfitte da creature scialbe, pallide e macilente. I vincitori? Sono quelli che vediamo ogni giorno. Stupidi, egoisti, buonisti, senz'anima nè corpo, che generano il nuovo che verrà. Roma ha perso. E Russell Crowe, forse, l'ha capito.
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