Regia di Derrick Borte vedi scheda film
In una notte piovosa, un uomo in evidente stato di alterazione scende dall’auto, forza un’abitazione, uccide gli occupanti e dà fuoco alla casa. La mattina seguente, lo stesso uomo attacca briga con una donna, Rachel che sta accompagnando suo figlio a scuola.
Sembra un normale litigio tra conducenti di auto, invece quell’uomo inizia a seguirla e a perseguitarla. Indaga anche sulle persone che lei ama, e continua a uccidere. Nonostante braccato dalla polizia, l’uomo continua ad accanirsi sulla donna. Questa volta il suo bersaglio è il figlio Kyle.
Si riuscirà a fermare quell’energumeno pazzoide prima che accada il peggio?
Il forte stress psicologico dovuto a violenze verbali subite sul posto di lavoro, alla perdita del lavoro stesso, alla sofferenza di un fallimento nel rapporto di coppia (separazione, tradimento) genera spesso un senso di impotenza e una rabbia repressa che può sfociare in comportamenti aggressivi e violenti.
E’ quello che accade al protagonista di questo film. Frustrato ed esasperato da vari fallimenti, sente il suono prolungato del clacson contro la sua auto ferma a un semaforo verde. Questo gesto banale lo irrita e chiede le scuse da parte del conducente che gli sta dietro per l’atteggiamento (a suo modo di vedere) poco cortese. Il rifiuto scatena la sua furia…
Un thriller psicologico diretto dal regista Derrick Borte che induce a riflettere su una realtà preoccupante di questa società distopica, con un messaggio abbastanza chiaro. Potrebbe capitare a tutti noi di trovarci in situazioni analoghe. La cosa migliora sarebbe non provocare, lasciar perdere e se occorre, chiedere anche scusa. Solo così si potrebbero evitare tante tragedie.
Nonostante una certa suspense, inseguimenti e incidenti spettacolari, il film non avvince. Un ruolo inusuale per un Russel Crowe trasandato, appesantito e dalla violenza brutale.
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