Regia di Tony Kaye vedi scheda film
Un percorso di riabilitazione mentale ed ideologica, un tortuoso cammino ricco di ostacoli e momenti penosi in un luogo dove 'il nero sei tu': è questo il centro del film ed è ciò che ne fa un lavoro degno di nota, per come viene descritto, impietosamente, senza ipocrisie o buonismi e senza eccedere nel gratuitamente volgare o sanguinolento. Norton è l'uomo giusto al posto giusto, la sua svastica sui pettorali è il vessillo di una crisi culturale che trova nella diffusione di antiquati miti razzisti l'unica via per approcciarsi al prossimo e per difendere sè stessi dalla propria ignoranza. L'emancipazione del protagonista è però solo un caso isolato: felice, ma isolato. Bel ritratto di una nazione che a parole si basa sull'eterogeneità delle culture, ma nei fatti ancora stenta a dimostrare di avere compreso la situazione.
Un ragazzo bianco vede ucciso il padre, per caso, da un delinquente nero: diventa un naziskin. Venerato dalla sua cricca, fa il bello e il cattivo tempo nel quartiere e tramanda le sue credenze al fratello adolescente. Una notte uccide due neri che tentavano di rubargli l'auto; va in galera tre anni, ma lì ha modo di ricredersi. Esce ripulito dalle idee naziste, ma non può fermare il fratellino ormai cresciuto e integrato nella comunità naziskin.
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