Regia di Guido Brignone vedi scheda film
Una bella ragazza di modesta estrazione sociale diventa improvvisamente ricca grazie a un'inaspettata eredità. Il suo spasimante, un povero ragazzo con la passione per la musica, non abbandona però le speranze di conquistarla, soprattutto dopo che compone Papà Pacifico, una canzone di successo.
Quasi melodramma, quasi proto-musicarello, quasi neorealismo rosa: Papà Pacifico pesca elementi da vari filoni popolari dell'epoca e si preoccupa soltanto di intrattenere con garbo e buoni sentimenti per un'ora e mezza circa di durata. Il titolo è quello di una canzone sanremese di gran voga in quel periodo, ma la pellicola non propone i soliti intermezzi canori (spesso slegati pure dalla logica narrativa); allo stesso modo le tematiche più aderenti alla realtà concreta del Paese sono trattate in maniera davvero approssimativa, facendo del film una sorta di fiaba moderna e del tutto spensierata. Guido Brignone, che scrive anche la sceneggiatura insieme a Carlo Veo, Gaspare Cataldo e Nicola Manzari, è un regista prossimo alla settantina e alla pensione, con alle spalle un'onesta carriera da artigiano del cinema; presumibilmente il suo impegno nel confezionare un lavoro come questo dev'essere stato minimo, ma la resa è a ogni modo decorosa. Certo, la storia è banalotta e la maniera in cui si sviluppa pare piuttosto scontata, ma in fin dei conti si tratta solo di una modesta operina senza pretese. Antonella Lualdi, Nando Bruno, Galeazzo Benti, Luisella Boni, Pino Locchi e l'americano Frank Latimore, spesso impiegato nel nostro cinema nel corso degli anni Cinquanta, sono gli elementi principali del cast: più che sufficienti per il contesto. 2,5/10.
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