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Sputnik

Regia di Egor Abramenko vedi scheda film

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La recensione su Sputnik

di giurista81
7 stelle
Gran bel debutto alla regia per Egor Abramenko che passa da due cortometraggi per dirigere con mano sicura un interessante copione del duo composto da Oleg Malovichko e Andrey Zolotarev, il primo dei quali già co-sceneggiatore de Guardians of the Night - I Guardiani della Notte (2016). Cast artistico e tecnico interamente russo per l'Alien in salsa sovietica che guarda a The Astronaut's Wife (1999) e a La Forma dell'Acqua (2017) in un copione piuttosto classico (lo studio di un essere alieno che sfugge dal controllo dei controllori e prende la via esterna).
Il cinema russo di un tempo, giostrato con tagli registici di impostazione teatrale, è ormai un lontano ricordo. I nuovi registi emergenti hanno appreso la lezione occidentale e ora sanno fare film che non hanno nulla da invidiare a Hollywood. Sputnik è un chiaro esempio di un'impostazione ormai da anni sulla cresta dell'onda del cinema dell'Est Europa, grazie ai successi mietuti da I Guardiani della Notte (2004) e I Guardiani della Luce (2006).
Sputnik è uno sci-fi horror di impostazione americana anni ottanta/novanta. L'idea del parassita alieno covato all'interno del corpo umano (ripresa da Alien e Leviathan) evolve in un rapporto simbiotico tra creatura ospitante e creatura ospitata. L'alieno è il mostro che sta all'interno del corpo umano, un po' come ne L'Alieno (1987) di Jack Sholder, ma non uccide chi lo ospita né ne controlla le azioni. La novità infatti sta nel fatto che non è l'alieno a guidare il corpo umano ma, tendenzialmente, l'opposto. Umano e alieno si fondono in una nuova creatura ibrida ormai inseparabile. Una situazione che fa pensare l'alto comando sovietico all'utilizzo di una nuova arma da guerra. Il colonnello a capo dell'operazione, infatti, conta di governare l'essere alieno per sfruttarne le doti distruttive contro il nemico in battaglia. L'essere, assai viscido e gelatinoso, fuoriesce dalla bocca dell'uomo, in orari determinati della notte, e si nutre di uomini terrorizzati perché ha bisogno di determinate sostanze liberate dal cervello delle vittime sotto stress. Sci-fi classico, con effetti gore in computer grafica (l'essere alieno si ciba di uomini), ambientato ai tempi dell'Unione Sovietica con la caratterizzazione tipica degli alti comandi sovietici (disposti a utilizzare gli uomini alla stregua di pedine sacrificabili in uno scacchiere di importanza superiore alle vita dei singoli). Abramenko sceglie una fotografia estremamente cupa e ambienta quasi l'intero film all'interno di un laboratorio di studio. Buona la colonna sonora, composta da un mix di suoni che hanno lo scopo di creare tensione. Bello il disegno e la rappresentazione dell'alieno che ha un qualcosa sia del cobra che dell'alien di Giger.
Di livello le interpretazioni che vedono brillare Oksana Akinsiva e Fedor Bondarchuk, figlio d'arte del celebre Sergej, regista, tra l'altro, del war movie Stalingrad (2013).
Il film ha fatto il giro dei festival, vincendo il Premio Asteroide per il miglior film internazionale di fantascienza al Trieste Science Fiction Festival e ottenendo una lunga sequela di Nomination tra cui Miglior Film allo Sitges – Festival Internazionale del cinema fantastico della Catalogna, e Miglior Film Internazionale ai Saturn Awards del 2021. Visione consigliata agli appassionati dello sci-fi horror.

 

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