Regia di Giuseppe Maria Scotese vedi scheda film
Un corsaro assale il castello di un barone con una duplice mira: la prima è vendicarsi del capo delle guardie del castello, con cui ha un conto in sospeso; la seconda è il cuore della baronessina.
Romanzetto cappa & spada realizzato in maniera sbrigativa da un mestierante di serie C (zona salvezza), Il corsaro della mezzaluna è l'ennesimo prodottino che il cinema nostrano sforna in quegli anni con ritmi, metodi di lavoro e soprattutto contenuti dozzinali. Sostanzialmente la trama segue sempre gli stessi stereotipi (una vendetta che si incrocia con una storia sentimentale) e i personaggi si somigliano tutti, fra pellicola e pellicola, in modo preoccupante: un eroe buono e un cattivo, una bella fanciulla, un re/nobile/imperatore che ha subito un'ingiustizia o cose simili; neppure qui si fa eccezione, chiaramente, nella sceneggiatura che porta le firme di Mario Amendola, Riccardo Pazzaglia e del regista. La mano esperta del primo si fa sentire: la costruzione della trama non è infatti più di tanto traballante, per quanto la logica ferrea non sia all'ordine del giorno in questo tipo di lavorucci; considerando inoltre che Scotese se la cavicchia con le scene d'azione e che il cast è - non eccellente, non buono, non discreto ma - accettabile, ecco che si possono già identificare i punti forti dell'oper(in)a. Il protagonista è l'americano John Derek, che (comprensibilmente) non ebbe molto successo nel Belpaese; al suo fianco troviamo, fra gli altri, i nomi di Gianna Maria Canale, Alberto Farnese, Camillo Pilotto e Ingeborg Schoener; adeguatamente piatto, pure non sciatto, il commento sonoro di Renzo Rossellini. 2,5/10.
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