Regia di Carlo Quartucci vedi scheda film
Il romanzo di Daniel Defoe (1719) viene riletto con enorme beneficio di inventario e mastodontica quanto ferma volontà di stupire, utilizzando cinema, lirica, danza, acrobati, arte del mimo e musica d'improvvisazione.
Tutto si mescola, nulla si amalgama: il risultato finale di questo Robinson Crusoe mercante di York non ha assolutamente nulla di digeribile quantomeno per il pubblico più vasto; probabilmente un'opera simile può essere in qualche modo (sì, ma come?) goduta da chi ricerca nel cinema sperimentazione, contaminazione, innovazione a ogni costo. Tanta è la percentuale di testo inventato di sana pianta che Daniel Defoe non viene neppure accreditato sui titoli di testa di questo lavoro, il cui soggetto e la cui sceneggiatura risultano firmati da Roberto Lerici e dal regista Carlo Quartucci. Quel Robinson Crusoe del titolo, pure citato qua e là, pare insomma abbastanza pretestuoso: il mediometraggio (durata poco oltre l'ora – ed è sufficiente così, per carità) è sostanzialmente un'occasione per mettere in scena un guazzabuglio di arti che si toccano, sbattono tra loro, si sfiorano, ma mai si intrecciano compiutamente dando vita a qualcosa di oggettivamente fruibile. Bene la volontà di trovare nuove strade, ma perplessità su tutto il resto. In scena i personaggi principali sono interpretati da Carla Tatò e Franco Branciaroli; il testo era già stato proposto a teatro negli anni precedenti e, ancora prima, era stato recitato in radio. Di tali versioni non si può dir nulla qui, ma della presente – prodotta dalla Rai per il piccolo schermo – è lecito essere poco entusiasti. 3/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta