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Lucky

Regia di Natasha Kermani vedi scheda film

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La recensione su Lucky

di alan smithee
2 stelle

locandina

Lucky (II) (2020): locandina

TORINO FILM FESTIVAL 38 – LE STANZE DI ROL

May, una scrittrice di bestsellers la cui opera seconda ha deluso le aspettative – circostanza che crea nella donna una maggiore tensione nel processo creativo legato alla sua terza opera, ancora in alto mare – scopre che un uomo mascherato e misterioso la sta osservando dal cancello della sua bella casa.

Brea Grant

Lucky (II) (2020): Brea Grant

Avvisato il marito, la donna si ritrova vittima di tentativi di aggressione sempre più ravvicinati da parte dell'inquietante sconosciuto. Nonostante il coinvolgimento delle forze dell'ordine la minaccia continua a ripresentarsi, e lo stress della donna diventa insopportabile, al punto che anche il compagno della medesima decide di dileguarsi, lasciando la donna in balia di se stessa, sola a cercare di difendersi dal quel nemico che, nonostante le ferite ricevute, pare ogni volta dileguarsi per riapparire la notte successiva, più minaccioso che mai.

Brea Grant

Lucky (II) (2020): Brea Grant

Lucky è un tentativo un po' banale, un po' asfissiante, per sondare le paure e le tensioni a cui andiamo incontro nel conflitto perenne a cui la società del successo e dell'iniziativa personale incita ed invoglia, salvo poi portare l'equilibrio psicologico del diretto interessato, verso zone assai prossime ad un dirupo senza possibilità di ritorno.

Brea Grant

Lucky (II) (2020): Brea Grant

La rappresentazione della minaccia, che incute terrore e si ripresenta puntuale ed indenne nonostante l'autodifesa e l'adrenalina spingano a reazioni inaspettate e più risolutive di quanto si potrebbe supporre, finisce per stancare e la stessa figura dell'ipotetico assassino, si trasforma in quella di un fantoccio più buffo e simil-manichino, che pare la parodia involontaria del manico irriducibile ma preso a "liscia e bussa" di Scream, pugnalato, battuto ed offeso ogni volta, e puntualmente di ritorno come un incubo ricorrente.

Il film della regista Natasha Kermani non riesce a farsi apprezzare, apparendo al contrario pedante, poco convincente, e neppure recitato validamente da un cast piuttosto mediocre ed insipido, che vede nella parte della protagonista, la bionda urlante Brea Grant, tutt'altro che memorabile.

 

 

 

 

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