Regia di Natasha Kermani vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 – LE STANZE DI ROL
May, una scrittrice di bestsellers la cui opera seconda ha deluso le aspettative – circostanza che crea nella donna una maggiore tensione nel processo creativo legato alla sua terza opera, ancora in alto mare – scopre che un uomo mascherato e misterioso la sta osservando dal cancello della sua bella casa.
Avvisato il marito, la donna si ritrova vittima di tentativi di aggressione sempre più ravvicinati da parte dell'inquietante sconosciuto. Nonostante il coinvolgimento delle forze dell'ordine la minaccia continua a ripresentarsi, e lo stress della donna diventa insopportabile, al punto che anche il compagno della medesima decide di dileguarsi, lasciando la donna in balia di se stessa, sola a cercare di difendersi dal quel nemico che, nonostante le ferite ricevute, pare ogni volta dileguarsi per riapparire la notte successiva, più minaccioso che mai.
Lucky è un tentativo un po' banale, un po' asfissiante, per sondare le paure e le tensioni a cui andiamo incontro nel conflitto perenne a cui la società del successo e dell'iniziativa personale incita ed invoglia, salvo poi portare l'equilibrio psicologico del diretto interessato, verso zone assai prossime ad un dirupo senza possibilità di ritorno.
La rappresentazione della minaccia, che incute terrore e si ripresenta puntuale ed indenne nonostante l'autodifesa e l'adrenalina spingano a reazioni inaspettate e più risolutive di quanto si potrebbe supporre, finisce per stancare e la stessa figura dell'ipotetico assassino, si trasforma in quella di un fantoccio più buffo e simil-manichino, che pare la parodia involontaria del manico irriducibile ma preso a "liscia e bussa" di Scream, pugnalato, battuto ed offeso ogni volta, e puntualmente di ritorno come un incubo ricorrente.
Il film della regista Natasha Kermani non riesce a farsi apprezzare, apparendo al contrario pedante, poco convincente, e neppure recitato validamente da un cast piuttosto mediocre ed insipido, che vede nella parte della protagonista, la bionda urlante Brea Grant, tutt'altro che memorabile.
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