Regia di Aman Chang vedi scheda film
Nel ’91 fu “Sex and Zen - Il tappeto da preghiera, di carne” di Michael Mak, dove il sottotitolo italiano evocava furbescamente il classico della letteratura erotica orientale del Seicento di Li Yu. Nel ‘95 seguì “Sex and Zen II” di Chin Man-Kei, altro delirio in simil-hard. Ora, sempre da Hong Kong, arriva la terza - e speriamo ultima - parte diretta da Aman Chang nel 1998. Nella Cina della dinastia Sung, tre ragazze vengono vendute alla padrona di un bordello dalle loro poverissime e disgraziate famiglie. Il postaccio è guidato da un’ex prostituta, Sorella Kau, che investe nelle fanciulle in fiore (possibilmente vergini) insegnando loro le alte arti dell’amore (leggi: fellatio & cotillons). La noiosa e inguardabile pellicola offre un ricco catalogo: torture, castrazioni, stupri di massa, falli, rane nei canonici orifizi e un finale sbellicoso: due delle tre sventurate entrano in convento. “L’estremo limite della follia erotica” recita lo slogan di lancio. Toglieteci “erotica”.
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