Regia di Mathieu Amalric vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - SÉLECTION OFFICIELLE : CANNES PREMIÈRE
Clarisse scappa furtivamente da casa: dà uno sguardo ai bambini che dormono,raccoglie l'essenziale in una borsa ed esce nella sua vecchia ma robusta auto familiare.
Tempo di salutare l'amica benzinaia che saggiamente le controlla i livelli del motore e parte.
A casa bambini e marito la cercano, la attendono invano, suonano il piano e si disperano mantenendo tuttavia una parvenza di controllata dignità.
Ma Clarisse, che di mestiere fa la traduttrice e la guida, e si ritrova talvolta a gestire crisi di panico che la rendono instabile, la ritroviamo dopo un po' nei pressi di un rifugio sui Pirenei, in attesa di un disgelo svelatore che possa dare risposta alla sua attesa snervante.
Lo spettatore intuisce poco per volta, fino a che il sospetto diviene triste, spietata realtà e tutto torna ad avere un motivo.
Da una pièce teatrale di Claudine Galea, Mathieu Amalric ricava il suo ottavo e sofferto film da regista, particolarmente messo alla prova dalla pandemia che ne ha ritardato gestazione e messa in scena.
Il bravo attore e regista francese ricava dalla pièce un film duro ma anche pietoso e delicato sul lutto e sulla gestazione del dolore, che si rivela moto riuscito e toccante, grazie anche alla splendida interpretazione della lanciatissima e ormai onnipresente ai festival Vicky Krieps: la sua Clarisse è un concentrato di sentimenti convergenti e contrastanti tra impossibilità di accettare la dura realtà e il bisogno di rifugiarsi tra le pieghe confortevoli del ricordo più vivido e caro che riesce ad andare oltre la drammatica realtà dei fatti.
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