Regia di Mathieu Amalric vedi scheda film
Il film di Amalric comincia in maniera apparentemente chiara, una donna che lascia, all'alba, la sua famiglia, ma s'intorbida quasi subito, s'avvita come un rampicante e per tutto il tempo restante, o almeno dopo la (presunta) chiave di lettura, si muove in un luogo che sta fra il reale e l'onirico, fra l'inverno che passa e l'amara primavera. Impianto teatrale, con una protagonista bravissima, capace di dare volto, occhiaie e gioia, ombra e luce, a un'esistenza straziata e straziante. Tutto ruota attorno a lei, sia la vertigine che il silenzio, come in un piccolo poema. Materia assai complicata, però, che ad Amalric riesce di gestire bene solo in parte: l'aiuta la breve durata, novanta minuti. Interessante e stratificato, una "Stanza Del Figlio" meno tombale, ma insoomma, siamo da quelle parti. Da prendere con le pinze.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta