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Stringimi forte

Regia di Mathieu Amalric vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stringimi forte

di laulilla
8 stelle

Presentato a Cannes nel 2021, è un film realizzato fra mille difficoltà, dopo molte interruzioni dovute alla pandemia. Un film bello, da meditare

Clarisse (Vicky Krieps) è una giovane donna che decide improvvisamente di andarsene dalla casa familiare, lasciando Marc (Arieh Worthalter), il marito amato al quale affida i figli ancora piccoli a cui aveva dedicato le cure più affettuose. Si preoccupa che le abitudini dei suoi cari non risentano troppo della sua assenza; lascia a Marc la lunga lista di ciò che occorre fare-ricordare-acquistare affinché l’esistenza di tutti proceda senza scosse, come al solito; sistema in un borsone i pochi oggetti che le serviranno per qualche giorno e se ne va con l’auto, ferma da troppo tempo.
Vuol abbandonare la routine, cambiare vita, vedere il mare: peggio per chi è rimasto e che presto la dimenticherà, poiché – ne è certissima – non tornerà indietro.
Siamo all’inizio di un film che ci sembra di aver già visto; riaffiorano alla nostra mente vecchie e recenti pellicole: la donna che non ce la fa più, combattuta fra la soffocante vita di una famiglia, che imprigiona le donne col ricatto dell’amore, e la ricerca della libertà perduta.


L’impressione di non aver ben compreso, tuttavia, subito si affaccia alla nostra mente: il comportamento di Clarisse ci fa dubitare che forse la sua mente è sconvolta in modo tale che per lei passato e futuro stiano diventando un inestricabile groviglio, un confuso intersecarsi di memoria serena e gioiosa e di angoscia senza fine, in attesa che arrivi una risposta alle domande che l’assediano, prive di un centro, guazzabuglio, insensato mosaico di fatti che non si tengono, di ricordi che sbiadiscono – come le vecchie foto della Polaroid che aveva immortalato i momenti dell’antica felicità – e che mettono in forse il realizzarsi non solo del proprio futuro, ma quello dei suoi piccoli, che pure sembrava delinearsi positivamente e quello  dell’uomo della sua vita, quel Marc che le manca ogni giorno di più.

 

 

 

 

Ho ridotto, per quanto possibile lo spoiler, perché il film va visto e ripensato a lungo, per provare a ricomporre i frammenti – anche i più piccoli – di un mosaico fatto di molte tessere che non facilmente combaciano.

Mathieu Amalric, il regista – ispirato dalla pièce teatrale di Claudine Galea -, racconta con originale grazia per lo schermo il calvario di Clarisse, avvalendosi dell’eccezionale interpretazione di Vicky Krieps (Alma in Il filo nascosto di P. T. Anderson), bravissima e convincente in una parte non semplice, che non diventa melodrammatica proprio per i toni misurati con i quali l'attrice comunica la tragedia irrimediabile di una donna spezzata.

 

Un poetico bel film sul non senso della vita – il caso vanifica sogni, speranze e progetti – ma soprattutto sulla memoria disperata, sul dolore e sulla perdita, sull’impossibilità, conseguente, di ritrovare se stessi:
[…]
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna

 

 

 

Da non perdere.

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