Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Film girato da Penn essenzialmente per ragioni alimentari, a cinque anni di distanza da Gli amici di Georgia. A metà anni Ottanta, il regista americano non ha più la verve né l’inventiva di dieci o vent’anni prima e, compensi a parte, ciò che attrae Penn è la possibilità di andare a girare in Europa, nonché l’opportunità di tornare a fare un film con Gene Hackman. Nell’insieme, il risultato è negativo: gli spunti specificamente penniani sono pochi e possono essere riassunti nel complesso rapporto tra il protagonista ed il figlio (Matt Dillon) e nelle implicazioni di un cambio d’identità, inutilmente finalizzato a tagliare i ponti con il passato. Il regista, però, deve piegare la testa al genere spionistico da guerra fredda, un genere, peraltro, già agonizzante, a causa della politica di perestrojka gorbacioviana, che porterà alla caduta della cortina di ferro di lì a tre anni. Per di più, il copione saltella tra vicende poco credibili e al tempo stesso ingenue e dialoghi di una banalità sconcertante. Gangster Story, ma anche Bersaglio di notte sono ormai paurosamente lontani: non sembrano di dieci o vent’anni prima, ma di un’altra era geologica.
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