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Tanto va la gatta al lardo...

Regia di Marco Aleandri vedi scheda film

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La recensione su Tanto va la gatta al lardo...

di mm40
2 stelle

Commediola di scarsa consistenza suddivisa in quattro episodi, quando ormai la commedia ad episodi è solo un relitto dei gloriosi tempi passati del cinema italiano. Buono, perlomeno, il cast: Luciano Salce, Valentina Cortese, Fiorenzo Fiorentini, Walter Chiari, Stefano Satta Flores, Franca Valeri; rimane però da sapere cosa intenda la sceneggiatura del regista (pseudonimo dietro cui si cela il mediocre Vittorio Sindoni) e di Ghigo De Chiara con il titolo. Solitamente esso è infatti rappresentativo dell'opera, ma qui davvero risulta incomprensibile anche perchè l'opera stessa è composta di quattro parti totalmente slegate fra loro, nonostante alcuni interpreti compaiano in più episodi, ma in assenza di un filo logico che accomuni le quattro sezioni in cui è divisa la pellicola, è davvero arduo arrivare a capire cosa si voglia significare con questo 'Tanto va la gatta al lardo...'. Un episodio è quasi totalmente girato in un paio di stanze, due addirittura non si muovono da un interno (sala da pranzo e vagone ferroviario) e l'ultimo (quello con Fiorentini e Valeri) è sicuramente il più compiuto dal punto di vista cinematografico; mancano però i contenuti: le storielle sono scialbe e spesso l'umorismo non va oltre i canoni della barzelletta. Poteva essere interessante lo spunto dello sketch sul treno, come spaccato sociale di un'Italia superficialmente classista ed in realtà popolaresca e sguaiata di natura. Ma qualsiasi interpretazione che si inoltri al di là della facile risata è probabilmente azzardata. 2/10.

Sulla trama

Quattro episodi. Un uomo si finge un pericoloso assassino per far sue due sorelle. Una moglie fa evadere il marito dall'ospedale dentro la valigia; arrestata, verrà portata via dal commissariato con lo stesso stratagemma, dal marito. Moglie e marito litigano mentre imperversa la terza guerra mondiale: crolla la loro casa, ma continuano nei battibecchi. Un uomo volgarotto si siede in uno scompartimento di distinti borghesi; dopo essere stato ridicolizzato per la sua estrazione sociale povera, abbandona il posto in tempo per vedere i borghesi infamarsi fra loro.

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