Regia di Kristen Lester vedi scheda film
Un gomitolo di lana viene assunto in una megaditta che si occupa di alta finanza. Dapprima guardato con sospetto o addirittura disprezzo, riesce pian piano a guadagnarsi la simpatia dei nuovi colleghi.
Non è ben chiaro quale sia lo scopo di questo cortometraggio Pixar, il suo significato intrinseco: facile, troppo facile, e profondamente sbagliato sarebbe interpretarlo quale una storia di pacifica integrazione e un invito alla tolleranza, all’accettazione delle diversità e delle singolarità. Questo nella decina di minuti di durata di Purl, purtroppo, non succede: succede invece che un individuo differente dagli altri viene inserito in una comunità di persone identiche e, per farsi accettare, si ritrova costretto a vestirsi e atteggiarsi nella maniera altrui; solo a quel punto viene considerato parte dell’insieme e, dal canto suo, comincia a introdurre nella comunità nuovi elementi del tutto uguali a lui, ma che possono assolutamente apparire integrati. Sembrerebbe insomma piuttosto una parabola dell’immigrazione clandestina, la storia di una cellula aliena che, con abili mosse, riesce a spacciarsi per un individuo perfettamente integrato e a richiamare a sé, quindi, tutta una serie di amici identici a lui che andranno a formare un sostanzioso e coeso gruppo di potere all’interno dell’insieme sociale, con la probabile finalità di sovvertirlo. Senza scendere in ulteriori dettagli o speculazioni, Purl è un cortometraggio dalla forma apprezzabile, ma certo non eccellente, e dai contenuti molto, molto modesti – e questo a prescindere dal presunto (si fa per scherzare, accidenti!) endorsement della Disney ad Al Qaeda. 4,5/10.
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