Regia di Brea Grant vedi scheda film
Tentativo non riuscito di "commedia nera", diretto dall'attrice Bea Grant con il supporto produttivo di David Arquette. Cast di qualità, per un film dall'esito inclassificabile.
Arkansas, 1999. L'infermiera Mandy (Angela Bettis), per superare lo stress provocato dal lavoro in un pronto soccorso, ricorre all'uso massiccio di droghe e caffè. Assieme alla cugina Regina (Chloe Farnworth) e alla collega Karen (Nikea Gamby-Turner), Mandy fornisce anche materia prima, prelevata da pazienti ammalati, al trafficante di organi Nicholas (Mick Foley). Regina, durante una consegna, smarrisce il rene destinato al trapianto di un bambino. A Regina e Mandy restano dodici ore di tempo per cercare di recuperarne uno sostitutivo, proprio quando in ospedale viene ricoverato Jefferson (David Arquette), un pericoloso criminale.
L'attrice Brea Grant (coprotagonista in The stylist) nel 2013 aveva debuttato in regia girando il drammatico Best friends forever. Tentativo poi seguito dalla direzione di alcuni episodi di serie televisive (Eastsiders e Pandora). Nel 2020, supportata da David Arquette come produttore, ha l'opportunità di dirigere un cast rilevante nel quale emerge Angela Bettis, attrice feticcio di Lucky McKee (presente in May, Il mistero del bosco e The woman). Ne esce fuori questo 12 hour shift, opera che comunque possa venire classificata (commedia, dramma, horror, thriller) non rientra di fatto in alcuna categoria. Nonostante la performance d'alto livello degli interpreti e una discreta fotografia, le riprese effettuate con camera a mano sono statiche, anonime, quasi al limite dell'amatoriale. La colonna sonora è contraddistinta da pezzi bruttissimi, con un inadatto intermezzo (a circa metà film) in puro stile musical. I personaggi, nessuno escluso, sono a dir poco antipatici, rendendo impossibile allo spettatore provare un minimo d'interesse verso il loro destino. Dopo solo un quarto d'ora il ritmo subisce un terribile punto d'arresto destinato a trasformare il lungometraggio in un tedioso, interminabile e inconcludente via vai senza senso all'interno dell'ospedale. Ma la Grant non solo dimostra di avere scarsa predisposizione dietro la macchina da presa, in peggior modo si propone come autrice della sceneggiatura. Il film non riesce a strappare nemmeno un debole sorriso: come potrebbe, del resto, trattando di persone ammalate di tumore o comunque anziani in fin di vita spinti alla morte da infermieri che trafficano con i loro organi? Di commedia, dunque, non si tratta. Ma neppure di thriller o horror, dato che le scene violente sono opportunamente lasciate fuori schermo. E nemmeno si può parlare di opera impegnata, di protesta verso un sistema sanitario alla deriva, visto che il delicatissimo argomento è trattato con allarmante superficialità. La Grant è un'ottima attrice, ma non convince quando tenta di mettersi dietro la telecamera gridando alla troupe, impropriamente, "Action!". Non convince nei panni di regista e ancora meno in quelli di narratrice.
Curiosità
Angela Bettis ha vinto il primo premio come "Miglior attrice in un film dell'orrore", quando 12 hour shift è stato proiettato al "Critics Choice Super Awards" (2021). Riconoscendo che la sua interpretazione è davvero eccezionale, resta comunque incomprensibile la definizione di film horror attribuita a questo lungometraggio.
"Chi sente sempre tanti lamenti come le infermiere, perde la sensibilità e si dimostra poi incapace di misurare l'intensità e la verità di tante sofferenze."
(Adrienne von Speyr)
Trailer
F.P. 27/03/2022 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 87'52")
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