Regia di Christian-Jaque vedi scheda film
Pur non mancando qualche tocco figurativo (l'utilizzo in qualche scena del contrasto appariscente tra un nero pesante e un bianco accecante come al funerale cui si contrappone immediatamente la scena all'ospedale in negativo; qualche ombra e particolare inquadratura o movimento della m.d.p., ecc.), ci troviamo di fronte a d un prodotto di cassetta, prosaico e monocorde, i cui unici meriti vanno ascritti probabilmente al romanzo da cui è tratto il film. L'attenzione posta sui dettagli dell'istruttoria - intriganti ed ingegnosi i vari risvolti - e la discreta adesione di alcuni attori consentono di reggere fino alla fine, apprezzando astuzie, stratagemmi e sottigliezze del principe del foro, così come l'onesto, scrupoloso e perspicace lavoro del magistrato Gaudet (il bravo Bourvil). I fatti non contano, bensì la loro interpretazione, sembra essere il messaggio del film. Conteranno maggiormente, invece, i nomi, l'eloquio e l'abilità di rappresentare la vicenda sotto particolari punti di vista, manipolando i fatti secondo i propri interessi, e per la verità non ci sarà scampo. Ma forse... Da ricordare: la lunga, dettagliata e meticolosa preparazione notturna dell'interrogatorio (con il vaglio di ogni singola parola ed espressione facciale) e la scaltra maestria con cui viene demolito un testimone chiave. Spietato cinismo e giustizia in ginocchio. Ma come detto, non tutto è perduto.
Marginale e poco presente, a volte (per non dire sempre) addirittura freddo, distante ed incurante.
Ha il ruolo più gustoso, lo dilapida in parte gigioneggiando alquanto inutilmente.
Buona e partecipe, forse un pelino troppo melodrammatica.
Spietata, e proprio per questo ancor più fascinosa.
Malinconico ed integerrimo: impeccabile.
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