Regia di Giles Alderson vedi scheda film
Esordio di un regista inglese che, traendo spunto da Saw e Non aprite quella porta, realizza un thriller angosciante e serrato. Con una dislocazione temporale a tranello degli eventi raccontati, che si compiono nell'arco di due decenni.
Jay (Bart Edwards) ha tutto dalla vita: una bella moglie e due affettuose figlie. Finché una notte, qualcuno s'intromette in casa sua, aggredendolo. Jay riprende i sensi per ritrovarsi, senza capire come, incatenato in un tetro scantinato, in compagnia di altri tre prigionieri. Mentre il loro rapitore, che indossa una terrificante maschera dalla forma innaturale a testa di maiale, avanza strane richieste, facendo torturare l'un l'altro. Jay s'impegna in una dura battaglia, per risolvere l'enigma del suo passato e salvare il futuro della sua famiglia.
"Avrei potuto essere come te.
Avrei potuto avere una famiglia... "
(Dominic faccia a faccia con Jay)
Il coraggio a cui allude il titolo è quello che deve dimostrare il piccolo Dominic, tredicenne che -per entrare a far parte di un club- deve subire prove angoscianti. Un tattuaggio a forma di ferro di cavallo sul dorso di una mano, ragni nelle orecchie, grilli in gola, lombrichi in viso e, last but not least, entrare per almeno venti minuti, in piena notte, nella casa di Credence (l'eccezionale Richard Brake), un contadino dalla nomea d'orco nero dopo essere impazzito per la perdita della moglie, del quale tra l'altro si dice abbia massacrato il figlio. Il piccolo Dominic, di fatto, sta subendo bullismo alle estreme conseguenze. Entrerà infatti nella casa, ma i venti minuti diventano vent'anni. I tre amici, dopo averlo abbandonato al suo destino (ossia tra le mani del mostro), vivranno la loro vita. A differenza di Dominic, adottato da Credence e cresciuto in un contesto delirante. Jay, Kat e Adam sono gli ex tre bulli, ora però in catene alla mercé di un sanguinario assassino, cresciuto nella solitudine, nel dolore e nel rifiuto...
L'inglese Giles Alderson esordisce nel lungometraggio con le idee ben precise: guarda a Saw per la prima mezz'ora ma poi procede sulla linea del thriller, mettendo subito in chiaro chi si cela dietro la maschera in pelle umana (Non aprite quella porta è l'altro titolo che sta alla base di The dare). Un altro caso di film non originale ma molto personale e ben realizzato, a cominciare dallo sfasamento temporale: le scene nello scantinato si alternano con quelle di Credence e il piccolo Dominic, tradendo le aspettative dello spettatore, in quanto riferite a due momenti distanti (vent'anni) l'uno dall'altro. The dare è girato in economia ma per quanto ben realizzato, e per la costante vena thriller che lo pervade, non sfigura di fronte a più celebri blockbuster. Alderson non ci va leggero: chiodi che attraversano le mani, lombrichi negli occhi, estrazione di bulbi oculari, coltellate, acidi corrosivi. Una violenza estrema ma non del tutto espressa e, per questo, ancora più impressionante. Anche in considerazione del moralistico contesto: sono state infatti le attuali vittime, in passato, colpevoli ad aver contribuito a creare un mostro disumano. Il tema del bullismo, degli irresponsabili comportamenti infantili, purtroppo sempre attuale, eleva una solida sceneggiatura che guarda all'horror e al thriller con acume e intelligenza. Le buone intenzioni di Alderson, supportate da un cast tecnico artistico di grande professionalità, fanno di The dare il classico film prevedibile forse, ma in grado di inchiodare alla poltrona per tutta la "terrificante" durata. Da aggiungere che, a differenza dei tanti Halloween, Venerdì 13 e compagnia andante, dietro la maschera del killer si cela un fustacchione di tutto rispetto, che risponde al nome di Robert Maaser: attore bello e decisamente in parte nel ruolo di rivoluzionario boia, alla ricerca della (in parte) giusta vendetta.
"È facile diventare la preda di un bullo, bastano un paio di occhiali, oppure l’apparecchio ai denti, qualche chilo in più, o dichiararsi gay o lesbica. Dico sempre che nasciamo liberi e senza pregiudizi fino all’età della pubertà. Poi, per il resto della nostra vita, cerchiamo di curare le ferite che ci siamo procurati in quel periodo." (Conchita Wurst)
F.P. 10/03/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 96'20" / Date del rilascio: UK, 07/12/2019; Nuova Zelanda, 19/12/2019)
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