Regia di Emma Seligman vedi scheda film
Sugar Baby(sitter).
Aggiungendo poco più di un’ora, titoli di coda esclusi, agli otto minuti di partenza dell’omonimo cortometraggio di due anni prima [in cui una studentessa di college partecipa coi propri genitori a una giornata di shiva - il periodo di lutto settimanale che segue la sepoltura di un defunto nella tradizione ebraica - durante la quale incontra il suo sugar daddy (paparino) con consorte e prole al fianco], Emma Seligman (classe 1995), utilizzandoli come canovaccio, nel 2020 esordisce sulla lunga distanza riutilizzando per il ruolo principale la medesima attrice, l’eccellente Rachel Sennott (stand-up comedian e autrice/attrice di serie tv on-line), sua coetanea, costruendo un tour de force gastronomico-musicale…
[da una parte, gli accenni reiterati, ma sottili, ai probabili/eventuali disordini alimentari che disturbano l’universitaria & lavoratrice, quando la vera fame bulimica è quella dei partecipanti allo shiva che le gravitano attorno voracemente bramosi di vomitarle addosso constatazioni (poco) amichevoli, osservazioni (im)pertinenti, domande assillanti/asfissianti e consigli non richiesti, e, dall’altra, la colonna sonora originale - in tutti i sensi - (s)composta da Ariel Marx (the Tale, To Dust, 10 Things We Should Do Before We Break Up), con le corde di violino stuzzicate, pizzicate, maltrattate a fare da controcanto distorto alla dissonante melodia naturale dell’insistente pianto di un neonato messo a coro greco parafrasante l’oppressione che pervade la - pur sempre - giovane, laureanda escort, mentre fotografia e montaggio sono, rispettivamente, di Maria Rusche e Hannah Park, quest’ultima al lavoro anche sul precedente short primiero]
…addossato alla protagonista, innestandovi la tematica omosessuale (molto buona la prova di Molly Gordon; “Good Boys”, “BookSmart”), la scoperta del contenuto di uno smartphone dimenticato in giro senza blocco (un espediente narrativo un bel po’ troppo abusato, ma non so quanto davvero “in”credibile nella realtà), un bel crollo nervoso (Polly Draper: ottima spalla, assillo, sparring partner, rifugio), una resa dei conti (bravissima Dianna Agron, che interpreta il personaggio di una gentile; nota: carattere, questo, che nel corto di partenza invece è pienamente giudaico) e un minivan sottoposto a stress test (assolutamente memorabile l’alleniano, coeniano & zahleriano Fred Melamed).
Il cortometraggio è fruibile su Vimeo, mentre il lungometraggio è attualmente nel catalogo MUBI.
* * * ¾ (****)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta