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Lapsis

Regia di Noah Hutton vedi scheda film

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La recensione su Lapsis

di alan smithee
8 stelle

TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020
In un presente distopico dai contorni sottilmente inquietanti, il Governo Usa ha in atto un cambiamento radicale della tradizionale rete di connessione che ormai si rende inevitabile per il funzionamento di ogni apparato legato alla rete, dai computers ai vari apparati tecnologici ad uso pratico e domestico.
Per questo il Paese sta organizzando e radunando tutta una serie di volontari che, adeguatamente retribuiti, avranno il compito di attraversare in lungo ed in largo tutto l'immenso paese con al seguito una carrucola con un filo, in modo da collegare il cavo che lungo il cammino si lasceranno alle spalle, con grossi cubi disposti in zone nevralgiche, con funzione di collettori.

Tra costoro, un fattorino di nome Ray Tricelli, afflitto da problemi finanziari e di lavoro e con un fratello afflitto da problemi fisici da accudire, si unirà alla squadra, affrontando la missione con una verve ed una motivazione che non lo contraddistinguevano da anni.
Fino almeno al momento in cui si renderà conto di non essere altro che una piccola parte di un puzzle di elementi precari sfruttati, manipolati e circuiti da un sistema superiore, tendenzioso e opportunista, in grado di creare nei loro collaboratori un clima di competizione e di tensione sempre più acceso e galvanizzante, che induce i loro addetti ad impegnarsi in una gara a sopraffare i colleghi, atta a rendere più efficiente un risultato finale, e più alta la produttività a scapito di uno stress da risultato che si presta a comportamenti al limite della barbarie e della scorrettezza più eclatanti.
Al suo primo lungometraggio narrativo, il valido giovane documentarista Noah Hutton, figlio di Timothy e Debra Winger, nonché nipote di Jim Hutton (indimenticato, ironico protagonista di Elley Queen) dà vita ad un film militante e "politico" alla Loach, che utilizza la distopia e la tematica scottante e pur sempre attuale della lotta di classe, per fornirci un quadro ironico e pungente di una società che è la fotocopia solo minimamente più esasperata della nostra realtà attuale, ove un capitalismo incontrollato e senza morale ci ha indotto ormai ad impegnarci, anima e corpo, in una conquista di sempre più sfidanti traguardi commerciali, votati verso una costante moltiplicazione di risultati economici e commerciali che non possono, anche per una regola di limite fisiologico, oltre che naturale, poter caratterizzare sempre ed indistintamente ogni esercizio commerciale, specie in un momento come questo caratterizzato da una crisi generalizzata che dilaga, almeno in zona europea, ormai da oltre un decennio.   

Hutton si avvale di un cast di attori pressoché per lo più ignoti (tranne il "patrigno" Arliss Howard, ottimo caratterista e straordinario recentemente in Mank), ma di innegabile valenza, tra cui non possiamo dimenticarci di citare il protagonista Ray, reso con straordinaria credibilità dall'ottimo Dean Imperial.
E Lapsis si rivela in effetti il film più interessante, sconcertante, ambizioso e maturo del Festival Trieste Science + Fiction che lo ha ospitato, e che avrebbe coerentemente fatto un buon lavoro premiandolo come come migliore pellicola della peraltro assai interessante rassegna in streaming di quest'anno.
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