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Arsenale

Regia di Aleksandr P. Dovzenko vedi scheda film

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La recensione su Arsenale

di luisasalvi
8 stelle

Per la solita puntualità di Ghezzi (che ha pure cambiato l'ordine programmato) me ne manca l'inizio, e per un'altra ghezzata è stato anche interrotto alla fine; non ha una storia, il che lo rende ancora più lento, essendo muto; ma che poesia di immagini, di ritratti, perfino di scene di industria pesante, che i registi russi del periodo hanno il preciso ordine di rendere poetica e affascinante, e ci riescono benissimo. La retorica mi infastidisce sempre, e mi spiace che al servizio di propaganda sia spesa tanta arte; ma arte resta.
Registrato in edizione integrale e rivisto più volte, confermo l’emozione di grande arte di molte immagini, in particolare di tutta la prima parte; immagini di guerra e di morte e di fame sintetiche, essenziali, con ripetizioni assillanti di brevi inquadrature o di singole foto statiche, di una madre che ha perso il figlio in guerra, di un contadino stremato dalla fame, di un soldato morto con un ghigno orribile provocato da gas esilaranti, di un soldato che rifiuta di sparare e viene ucciso dal suo ufficiale… fino al celebre deragliamento del treno concluso sull’immagine della fisarmonica caduta che si muove ancora e infine si richiude e si arresta. Ma è troppo lunga, inutilmente insistita e poco chiara tutta la parte centrale, occupata da dibattiti e polemiche che dovrebbero essere indovinati sui volti concitati, visti in insistiti PP e PPP, dei protagonisti. Di nuovo ottima la parte finale, con la corsa dei cavalli che si impegnano anche loro. Eppure lo avevo già apprezzato molto pur avendo perso l’inizio e la fine, le parti migliori…
Il film ha fatto scuola non solo allora; ricordo per esempio l’uso ripetuto di immagini inclinate nella corsa del treno, riprese con compiaciuti eccessi da G. Bertolucci in Il dolce rumore della vita, l’alternarsi di forti PP e PPP, tipico del cinema russo e ripreso con particolare efficacia e con ben diverse finalità espressive da Leone, che in Per un pugno di dollari ha variato ironicamente anche il celebre finale quasi agiografico in cui i nemici sparano al protagonista che non cade, gli chiedono se ha una corazza e lui si apre la camicia offrendo agli spari il suo petto nudo, mentre nel finale del film di Leone il protagonista aprendo la camicia mostra proprio la lamina metallica che lo proteggeva dai proiettili.

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