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Arsenale

Regia di Aleksandr P. Dovzenko vedi scheda film

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La recensione su Arsenale

di steno79
9 stelle

"L'arsenale" è un film sovietico di Aleksandr P. Dovchenko, regista ucraino di cui in precedenza avevo visto il capolavoro "La terra", artista che andrebbe riscoperto in questi giorni in cui la sua terra è ancora in una lunga e sanguinosa guerra contro la Russia, mentre circa un secolo fa, quando furono girate le sue opere più celebri, aveva abbracciato entusiasticamente il progetto della Repubblica socialista sovietica. Rivedere oggi un film come "L'arsenale", opera fra le più militanti in assoluto dell'autore, fa uno strano effetto, poiché la guerra e la distruzione recente di quei luoghi gettano una luce sinistra sulla lotta di cui il film parla, una lotta svolta al fianco della Russia stessa da parte del proletariato, degli operai e dei contadini contro le forze controrivoluzionarie, mentre all'epoca mai si sarebbe pensato che Russi ed Ucraini potessero imbarcarsi in un conflitto fratricida, poiché non esistevano le condizioni che avrebbero portato allo scontro e all'invasione armata.

Il film va tuttavia valutato per quello che è, e "L'arsenale" dimostra semmai la fede incrollabile in un sogno rivoluzionario che già pochi anni dopo avrebbe mostrato le sue crepe sotto Stalin, ma qui siamo ancora nel 1929, Dovchenko fa una ricostruzione del conflitto che animò Kiev nel 1918, una ricostruzione quasi documentaria, senza una vera trama, con un'estrema libertà di scrittura che non disdegna tocchi "poetici" e fiabeschi, ma anche un virtuosismo stilistico e di montaggio che non fa rimpiangere "Potemkin" e si avvale con notevole perizia dei movimenti di macchina e di inquadrature costruite con un'elaborazione formale dai toni piuttosto intellettuali. 

Il carattere episodico del film è marcato ma finisce per non pesare, dunque, mentre si apprezza a tanti anni di distanza la preparazione tecnico/formale del regista messa al servizio di una causa indubbiamente di propaganda, ma dagli esiti filmici ineccepibili, a tratti maestosi come nel capolavoro di Eisenstein del 1925, con un finale di forte risalto epico che non potrebbe risultare più efficace nel convincere il pubblico della bontà della causa degli autori. Molti i brani del film da antologia, soprattutto una sorta di comizio posto a metà dell'opera e le immagini conclusive in cui l'afflato della Rivoluzione rende invulnerabile l'operaio Timos (Semen Svaschenko), che non cade sotto i colpi dei vili nemici della Rivoluzione che gli sparano. Anche qui il regista trae il massimo effetto plastico dai volti degli attori, ovviamente non professionisti, e anche qui la folla risulta la vera protagonista dell'opera, nella quasi totale assenza di personaggi individualizzati.

Girato con larghi mezzi, almeno così sembra, non perde incisività anche quando procede per metafore visive come nell'accostamento tra la fisarmonica e il treno che deraglia, è un esempio di cinema che vuole intervenire sulla realtà politico/sociale, a pochi anni di distanza dagli eventi rappresentati, mantenendo inalterato il suo potere di suggestione, che in questo caso spingerebbe ad occhi chiusi lo spettatore ad abbracciare la causa comunista.

Voto 9/10

scena

Arsenale (1929): scena

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