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La preda

Regia di Domenico Paolella vedi scheda film

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La recensione su La preda

di mm40
3 stelle

In un esotico paesino colombiano vivono Daniel e la moglie, che non si sopportano più. Quando conosce la bella locale Nagaina, l'uomo decide di compiere una follia per lei: rapina un banco dei pegni e si dà alla fuga con Nagaina. Che però, quando Daniel rimane ferito, finisce tra le braccia di Francis, un complice.


Inizialmente La preda sembra tutto ciò che di più banale si può dedurre vedendo l'esotica ambientazione centro-sudamericana e la presenza di Zeudi Araya e di Renzo Montagnani al centro del cast: un ibrido tra commedia e pellicola erotica, capace di girare a vuoto per un'ora e mezza senza maggiori argomenti dell'anatomia della protagonista femminile, le carrellate panoramiche sugli affascinanti luoghi delle riprese e il riconosciuto savoir faire davanti alla macchina da presa del protagonista maschile. E anche il titolo, a dire il vero, risulta se non altro un po' banalotto. Ci mette un po' a ingranare, insomma, ma poi il film pian piano decolla e diventa qualcosa di più complesso e articolato; la sceneggiatura firmata dal regista Domenico Paolella e da Remigio Del Grosso (soggetto: Paolella/Mario Bregni) non è sicuramente un trionfo di originalità, ma imbastisce una vicenda di intrighi – anche e soprattutto sentimentali – e tensione tutto sommato gradevole. Fra gli altri interpreti si possono segnalare Franco Gasparri e la francese Micheline Presle; raro esempio di coproduzione tra Italia e Colombia, dove d'altronde l'opera è stata girata. Paolella veniva da una lunga serie di commedie (spesso a base musicale), peplum e pellicole sostanzialmente 'popolari', onesto mestierante senza troppe pretese, e aveva appena imboccato la china discendente degli erotici-conventuali licenziando in rapida successione Le monache di Santarcangelo e Storia di una monaca di clausura, entrambi usciti nel 1973: nemmeno a dirlo, La preda è un passo avanti, artisticamente parlando. 3,5/10.

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