Regia di Gianni Hoepli, Ubaldo Magnaghi vedi scheda film
Il dottor Allan decide di tentare un esperimento estremo: ipnotizza il signor Valdemar, in punto di morte, davanti a uno stuolo di colleghi incuriositi. L'ipnosi tiene miracolosamente in vita il corpo dell'agonizzante per alcuni mesi, fino a quando il dottor Allan decide di risvegliare Valdemar. Neppure il tempo di rendersi conto di essere uscito dall'incantesimo, che il moribondo spira e comincia a putrefarsi rapidamente.
La verità sul caso di Mr. Valdemar, tradotto anche come La verità sul caso Valdemar, è un racconto pubblicato nel 1845 da Edgar Allan Poe; quasi un secolo dopo due giovani cineasti italiani, Ubaldo Magnaghi e Gianni (Giovanni) Hoepli, decidono di metterlo su pellicola asciugando ulteriormente il titolo nel basilare Il caso Valdemar. Undici minuti di cinema muto, oramai fuori moda – e dai circuiti delle sale di proiezione – da qualche anno, nei quali le atmosfere spettrali della pagina dello scrittore americano sono ben disposte sullo schermo con una palpabile tensione e una serie di scelte registiche (le inquadrature dal basso, gli sguardi allucinati, il soffermarsi sui crocifissi) che aumentano ulteriormente il brivido e il senso di disagio, di macabro della storia. Davvero ben fatto ed è un vero peccato che inizi e finisca qui la carriera nella celluloide del rampollo di casa Hoepli, che poco dopo verrà assorbito dal lavoro di editore; quanto a Magnaghi, pare che abbia invece proseguito come regista tra sperimentalismo e, poi, reportage giornalistico. 7/10.
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