Regia di Roberta Findlay vedi scheda film
Tentativo di riscatto dall'hard per la regista newyorchese Roberta Findlay, qui al suo primo (pessimo) film horror.
Jennifer (Caroline Capers Powers), dopo essersi trasferita con il marito in un vecchio appartamento occupato in precedenza dall'anziana medium Malatesta (Irma St. Paule), scopre una tavoletta spiritica (la planchette) con la quale inizia a giocare, senza immaginarne le conseguenze. Nel frattempo l'assassina Farkas (Pam La Testa) colpisce nei paraggi, uccidendo una prostituta. Tramite sogni, visioni e messaggi scritti in arrivo dall'aldilà, Jennifer scopre che dietro la morte dell'anziano Graham -fatta passare per suicidio, con inalazione di gas di scarico, all'interno di una macchina- sta la mano di Farkas, guidata dalla più giovane moglie della vittima di nome Dorothy (Victoria Dryden).
In occasione della recensione su Justine, una minorenne deliziosa ... si era fatto un sintetico ritratto di Roberta Findlay, cineasta di film per adulti che, a metà Anni '80, tenta di emanciparsi dall'hard puntando ad un pubblico più ampio. Walter Sear, già compagno di lungo corso (talvolta anche in coppia dietro la macchina da presa) della Findlay, produce il primo (di quattro) film horror. Sceneggiatura e regia, invece, sono a carico di Roberta. Ne esce questo L'oracolo, arrivato anche in Italia direttamente in VHS (catalogo Lineafilm). Un lavoro che si divide, per qualità ed esito, su fronti contrapposti: mentre la trama ha un suo fascino e la storia appare interessante, tecnicamente la Findlay dimostra un'approssimazione allarmante. Riprese scadenti, nelle quali predomina l'uso spericolato, e improvvisato, di soggettive da capogiro, sono al servizio di un set calcato da attori incapaci. Non solo quelli secondari (terribile Chris Maria De Koron, nel ruolo del custode Pappas), ma persino Caroline Capers Powers offre un'interpretazione al limite dell'amatoriale.
L'androgina killer de L'oracolo, interpretata da Pam La Testa
Quelche effetto splatter, sostenuto per l'epoca, non è sufficiente a rendere meno sofferta la visione. Si salva la fotografia, con inserti visionari e uso di faretti verdi (luce che si diffonde quando l'entità si manifesta), mentre pessima è pure la colonna sonora. In parziale difesa del film, va aggiunto che il doppiaggio italiano (effettuato da voci già orecchiate nel porno) non contribuisce a rendere migliore la qualità della versione. La Findlay, dopo questa pessima prova, propone in sequenza: Blood sisters (1987), Nel nome del maligno e Lurkers (1988). Tutti horror al limite del guardabile, il cui scarso risultato arriverà a condurre alla resa artistica l'autrice. Ci si ricorderà di lei, al suo meglio, proprio e soltanto per certi titoli hard, paradossalmente più riusciti e curati su tutti i fronti (sceneggiature, interpretazioni, colonne sonore e regia).
Caroline Capers Powers ne L'oracolo (1985)
"Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano." (Eraclito)
F.P. 01/03/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 93'40")
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